Attualità

Per la missione Ue Aspides nel Mar Rosso un rebus la capacità militare della nostra Marina

di Angelo Vitale -


“Presenteremo insieme a Francia e Germania la proposta per una missione europea che possa garantire con grande fermezza la sicurezza del trasporto e la libera circolazione marittima nel Mar Rosso. Dobbiamo impedire che ci siano danni per la nostra economia. Credo che riusciremo a convincere i nostri amici europei per una missione militare forte”. Così ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani annunciava il vertice odierno europeo a Bruxelles che probabilmente si tradurrà semplicemente con un nuovo nome – Aspides – in una rimodulazione della missione Emasoh Agenor nata tre anni fa su proposta francese nel 2020 per assicurare protezione ai traffici marittimi attraverso lo Stretto di Hormuz, che divide la penisola arabica dalle coste dell’Iran, e che fu poi ampliata al Golfo Persico.

Non è ancora chiaro come sarà strutturata e chi dovrà coordinare le tre fregate che probabilmente saranno il suo avamposto nel Mar Rosso. Le dichiarazioni anticipano “l’uso della forza” che non potrà che essere difensiva, differenziandosi da quella operativa ed offensiva messa in campo nelle ultime settimane da Stati Uniti e Regno Unito contro i ribelli filoiraniani Houthi direttamente nei territori dello Yemen.

Permangono, sulla questione, gli interrogativi sulla reale capacità militare dell’Italia sulle fregate che metterà al servizio di Aspides. Durante uno dei primi attacchi difensivi degli Stati Uniti contro gli Houthi nel Mar Rosso, nel commentare l’uso in quel giorno di circa 80 missili americani, il nostro ministro della Difesa Guido Crosetto, in un a riunione della Commissione Difesa, ammise e rivelò che l’Italia ne dispone per solo 63 ordigni. E la stessa documentazione ufficiale del ministero ammette che l’Italia deve al più presto aggiornare la sua capacità di sistemi militari di lunga gittata, attualmente non disponibili.


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