Cronaca

Svolta dopo 45 anni: “Vi spiego perché Nadia Chiarello è stata uccisa”

di Ivano Tolettini -


“Quando mi avvisarono che avevano trovato il corpo di Nadia, la mattina del 19 gennaio 1979, e che si trovava davanti all’entrata della conceria, dall’altra parte della strada, trasalii. Uscii subito per sincerarmi e vidi che la poveretta non aveva un livido. La cosa mi colpì molto, perché sembrava che fosse stata posata lì da qualcuno. Non mi pareva proprio che fosse stata investita, come poi venne ufficialmente stabilito, in un incidente. Fu la mia impressione, certo, avvalorata però subito da un’altra circostanza. E cioè che il padre della ragazza dal giorno in cui era scomparsa, aveva come fatto una sorta di solco davanti alla fabbrica a forza di passare. E questo fin dalla sera stessa in cui non era tornata a casa. Perciò se fosse stata travolta da un’automobile pirata come appurò l’inchiesta dell’epoca, di sicuro l’avrebbero subito trovata”. A parlare è il responsabile dell’ufficio della conceria di Chiampo dove fino al giorno della sua misteriosa sparizione, la sera del 10 gennaio, lavorava Nadia Chiarello, la 17enne di Nogarole Vicedntino, trovata senza vita nove giorni più tardi.

La sua morte a 45 anni di distanza continua a rimanere un giallo in piena regola, tanto che il Procuratore capo della Repubblica di Vicenza, Lino Bruno, e la sua sostituta Maria Elena Pinna hanno fatto riesumare i resti della donna tre settimane fa ed hanno incaricato il medico patologo di stabilire se le ferite sono compatibili con un incidente stradale oppure con un omicidio, anche se il quasi mezzo secolo trascorso rendono non agevoli le risposte medico forensi. “Noi siamo convinti – spiega l’avvocata Chiara Parolin di Vicenza, che con il criminologo Edoardo Genovese fa parte della benemerita associazione Penelope, per conto della famiglia Chiarello hanno fatto riaprire il fascicolo processuale – che la verità storica sia diversa da quella giudiziaria. Le indagini all’epoca furono superficiali anche perché gli inquirenti non si posero il problema se ci fosse un movente apparente. Grazie alla tenacia di Barbara, sorella di Nadia, si è arrivati a quella che per noi è una svolta. Del resto al padre di Nadia, che morì di crepacuore, in tanti ripetevano che la figlia gliela avevano uccisa”

MORTE DI NADIA CHIARELLO, PIRATA O UN KILLER – L’identità è in grado di ricostruire attraverso le principali testimonianze di chi è ancora in vita – perché molti non ci sono più dato il tempo trascorso – i buchi neri di un’indagine che ha spinto il Procuratore Bruno a ordinare la riesumazione della salma, anche dopo che l’avv. Chiarello e il dott. Genovese hanno depositato un ponderoso esposto. Ma sentiamo che cosa ha riferito agli inquirenti il testimone quasi 80enne. “Il giorno della sparizione di Nadia era mercoledì 10 gennaio 1979. Lo ricordo quasi come se fosse oggi. Lei era una dattilografa assunta da poche settimane e mi chiese di uscire dall’ufficio un quarto d’ora prima delle 18. Le risposi che pioveva e faceva freddo e che aspettasse un po’ prima di andarsene. Così fece e uscì intorno praticamente alle 18, tanto che un operaio la vide alle 18.05 ferma in attesa di chi doveva accomapganrla a casa”. Il padre quel giorno non poteva e così si mise d’accordo con un amico, il quale quando giuse davanti alla conceria non trò nessuno. L’allarme scattò nella serata quando fu evidente che Nadia era sparita. Ma perché? “Un’altra circostanza che fa riflettere – aggiunge l’avv. Parolin – è che alcuni operai di un’altra azienda, situata vicino dalla conceria, stavano dipingendo all’ingresso e se Nadia fosse stata travolta da una macchina se ne sarebbero senz’altro accorti. Invece non notarono nulla di strano”. Insomma, per la famiglia e i professionisti che seguano il caso la 17enne impiegata ha incontrato qualcuno sulla strada che l’ha assassinata, anche se un movente apparente non c’è. Chi mai poteva volere la morte di una ragazza tranquilla di una famiglia per bene? “Il quadro che emerge dalle noste indagini, e che evidentemente ha convinto la Procura della Repubblica ad agire – conclude l’avvocato Parolin – è che Nadia Chiarello sia stata ammazzata da qualche altra parte e quindi è stata trasportata in un secondo momento, dato che nel frattempo per giorni la zona era stata setacciata e una nevicata leggera non poteva nascondere un corpo davanti alla conceria, nel luogo in cui venne rinvenuta con una botta in testa. Ci auguriamo finalmente, dopo quasi mezzo secolo, la verità”.


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