Economia

Superbonus, game over al Senato

di Giovanni Vasso -

L'aula del Senato durante l’esame del decreto sul Superbonus per il quale il governo ieri ha chiesto il voto di fiducia a Roma, 16 maggio 2024. ANSA/ Giulia Marrazzo


Superbonus, game over: il Senato ha votato per la conversione in legge del decreto che, con l’emendamento del governo, stabilisce la fine del bonus. Intanto la Guardia di Finanza in tutta Italia blocca crediti derivanti da bonus edilizi per un ammontare pari a più di un miliardo di euro.

A Palazzo Madama, come da previsioni, è filato tutto liscio per il governo che aveva deciso, per rafforzare la maggioranza e per evitare cadute dell’ultimo minuto, di apporre la fiducia al voto sul Superbonus: le modifiche sono passate con il voto favorevole di 101 membri del Senato mentre i “no” sono stati 64. Zero astenuti, almeno questa volta. Forza Italia, che aveva alzato le mani quando s’è trattato di votare in Commissione, ha ribadito la fiducia all’esecutivo. Nessuno scossone, dunque, per Palazzo Chigi. Adesso la palla passa alla Camera dove è prevista l’approvazione non oltre il 28 maggio prossimo quando scadranno i termini di legge per la conversione stessa del decreto. Insomma, per il Superbonus siamo al game over: la fine è ormai cosa più o meno fatta, appesa solo ed esclusivamente ai tempi procedurali del Parlamento. Tuttavia, i protagonisti restano ancora scettici. Le banche, per esempio, sono irritate a causa delle scelte del governo che allungano da quattro a sei anni il tempo di spalmatura per i crediti acquistati a un valore inferiore al 75%. I costruttori deplorano le scelte e, con la presidente Ance Federica Brancaccio, accusano il governo di aver messo “le imprese contro le banche”. Una situazione che, ha spiegato Brancaccio a La Stampa, risuona di questioni di metodo e principio prima ancora che di linee contabili e obiettivi politici. “Da un anno e mezzo chiediamo un confronto che non c’è mai stato. Siamo arrivati al 32esimo provvedimento correttivo senza essere mai stati ascoltati. Capiamo e comprendiamo l’esigenza di salvaguardare i conti del Paese, ma critichiamo il metodo”, ha affermato Brancaccio secondo cui si tratta di “una questione di metodo, ma ancor di più di principio: così come il governo non è arretrato dalle proprie posizioni, neppure noi possiamo fare un passo indietro. Siamo di fronte a un legittimo affidamento e poi la legge cambia 32 volte. Adesso anche con effetto retroattivo”. Già, la retroattività è il tema su cui si giocherà la guerra dei ricorsi che, senza dubbio, si scatenerà non appena il nuovo decreto sarà convertito in legge ed esplicherà i suoi effetti.

Uno, però, l’ha già sortito. La Guardia di Finanza di Savona ha annunciato, proprio ieri, di aver concluso una maxi inchiesta sui furbetti dell’ecobonus e del bonus facciate. E ha bloccato, all’esito dell’indagine, qualcosa come un miliardo di crediti. I controlli sono partiti coi finanzieri a rovistare nei cassetti fiscali di 311 soggetti risultati, per varie ragioni, detentori di crediti d’imposta. I controlli hanno convinto i magistrati della Procura ligure a disporre ben 85 perquisizioni nei confronti di diverse società ritenute delle vere e proprie “fabbriche” di crediti fittizi. Per eseguire il provvedimento, che si è esteso ben oltre la Liguria toccando anche Piemonte, Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, Campania e Puglia, è stato necessario l’impiego di ben 250 finanzieri. I militari ne hanno scoperte di ogni. C’erano ex percettori del reddito di cittadinanza che, a fronte di investimenti reali miseri potevano godere di crediti sproporzionati. C’erano persone già note alle forze dell’ordine che, intestando lavori e immobili a parenti e amici, sarebbero riuscite a incassare lauti riconoscimenti fiscali. C’era addirittura chi si produceva da sé i crediti per il tramite di società, poi se li girava direttamente a sé come persona fisica. C’erano, inoltre, chi aveva messo su delle vere e proprie “catene” di Sant’Antonio per far rimbalzare i (falsi) crediti tra più soggetti. Insomma, un’autentica babele. Ma costosissima. I finanzieri, infatti, hanno bloccato e congelato finora bonus per circa un miliardo di euro. La notizia dell’indagine che, partita da Savona ha toccato mezz’Italia, è più che un titolo in cronaca. È la rinnovata volontà, da parte degli inquirenti e, più in generale, delle istituzioni, a controllare, verificare, scartabellare e valutare tutti i cantieri aperti sull’onda, non solo del Superbonus, ma anche dei suoi “fratelli”, Eco-bonus e “facciate”.


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