E anche questo Capodanno, eccetera eccetera. Non c’è bisogno di continuare, tanto la citazione l’avrete capita già. Archiviati i cenoni, riposto in frigo lo spumante e divorati i panettoni, non ci rimane che il buon proposito di rimetterci a dieta e la speranza che l’anno che è appena arrivato possa svelarsi migliore di quello che abbiamo salutato.
Insieme al 2023, è andato in soffitta anche il Superbonus mentre le bollette si presentano meno pesanti di prima. Ma andiamo per ordine.
Il Superbonus è ormai solo un ricordo. Per somma soddisfazione del ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti che ha ormai finito le metafore, dalla gastrite fino alla Chernobyl radioattiva per i conti pubblici passando per l’allucinazione collettiva, con cui bollare l’odiata misura. L’ultimissima metafora è stata quella del doping: “Ma non puoi vincere le Olimpiadi dopandoti, perché ti scoprono e soprattutto perché se assumi sostanze poi ne paghi il conto in termini di salute”. Salvi solo i lavori portati a termine entro il 31 dicembre. Per tutti gli altri, il valore del Superbonus scende dal 110% al 70% (per i cantieri che chiuderanno quest’anno) e diminuiranno al 65% (per quelli entro il 2025). L’unica esclusione prevista, oltre a quella per gli immobili danneggiati dai terremoti, resta quella riconosciuta a chi presenta un Isee di valore inferiore ai 15mila euro. In questo caso, a colmare la differenza tra la nuova soglia del 70% e quella precedente del 110% ci penserà lo Stato o, per dirla meglio, un Fondo povertà appositamente costituito. Restano le agevolazioni (ma al 75%) per gli interventi migliorativi finalizzati ad abbattere le barriere architettoniche, resta in piedi il bonus mobili (ma la detrazione massima cala da 8mila a 5mila euro) e rimane in piedi per tutto l’anno che verrà la detrazione al 50% per la sostituzione di infissi, caldaie e serramenti: per quest’ultima misura è previsto, però, un tetto massimo da 60mila euro.
Il doping evocato da Giorgetti è l’avviso di sfratto, oltre che al Superbonus, all’epoca dei tassi zero. Del denaro che non costa nulla e che viene elargito a piene mani dalle banche. Il ministro sta preparando gli italiani a fare i conti con la realtà che verrà. La Bce, forse, quest’anno inizierà a valutare se ammorbidire un po’ il costo del denaro. L’inflazione è in discesa, l’economia (in tutta Europa) è al limite della recessione, occorre dare un po’ di respiro alle imprese e alle famiglie. Gli analisti immaginano che da Francoforte qualche segnale positivo, in materia di tassi, possa arrivare presto. Se scendessero, almeno un po’, si alleggerirebbe la rata del mutuo che è diventata una condanna. E solo in Italia ci sono almeno 200mila famiglie che non riescono a pagarlo più. Ma a rischio ci stanno almeno altri 1,6 milioni di cittadini che temono ulteriori inasprimenti in fatto di tassi, interessi ed esborsi. Abbassare i tassi potrebbe rappresentare un passo avanti verso una nuova normalità. Non quella a cui ci siamo abituati negli ultimi decenni. Ma un periodo in cui le banche centrali tengono il costo del denaro attorno al 2-3% (oggi è schizzato oltre il 4,5%). Dovesse avverarsi questa profezia, per molte famiglie la rata del mutuo potrebbe tornare a livelli più abbordabili.
Sarebbe un’ottima notizia. Che farebbe il paio con quella che arriva dall’Arera, l’autorità garante sulle reti, secondo cui, nel primo trimestre del prossimo anno, le bollette dell’elettricità, per le famiglie nel mercato tutelato, potrebbero scendere fino al 10,8 per cento. E questo non è che l’antipasto. Il piatto forte riguarda i conti sull’anno scorrevole, cioè nei mesi tra marzo scorso e aprile prossimo. Stando ai conti Arera, infatti, una famiglia tipo per la bolletta della luce dovrebbe spendere fino al 50% in meno rispetto a quanto sborsato nello stesso periodo precedente. Il risparmio è di quelli che meritano rispetto e attenzione: si parla di almeno 684 euro in dodici mesi. “Il prezzo finale per la famiglia tipo risulta di 25,24 centesimi di euro al kwh, comprensivo di imposte, contro i 28,29 centesimi di euro al kwh del trimestre precedente. La variazione del -10,8% – spiegano dall’Authority – è sostanzialmente legata alla diminuzione complessiva della spesa per la materia energia, circa -14%, controbilanciata da rialzi per le tariffe di rete regolate (trasporto e gestione contatore, +2,1%) e oneri generali di sistema (+1,1%)”.
Ma bisogna restare attenti. E con la guardia alta. Perché viviamo, ancora, in un contesto geopolitico che definire ballerino è ancora poco. Siamo in mezzo a due guerre, entrambe sull’uscio di casa. Quella in Ucraina e l’altra in Medio Oriente. L’Europa, a giugno, sarà chiamata al voto e anche questo potrebbe contare dal momento che calerà, per ovvie ragioni elettorali, la pressione Ue sulle normative e regolamenti green che hanno tolto il sonno a imprese e famiglie. Senza Superbonus ma con le bollette in diminuzione e la speranza dei tagli ai tassi.