Politica

PRIMA PAGINA-Sul ring italiano ideologia gender contro buonsenso

di Giuseppe Ariola -


Le Olimpiadi di Parigi irrompono sul ring del dibattito politico e lo fanno in maniera decisamente veemente. Oltretutto su un tema da sempre divisivo come la questione di genere che ormai da anni divide gli stessi partiti. Motivo del contendere è il match di pugilato in programma per oggi tra l’atleta italiana Angela Carini e la sfidante algerina Imane Khelif. Quest’ultima è stata esclusa dai Mondiali di boxe dello scorso anno a New Delhi a causa dei test di verifica del sesso dai quali era emersa la presenza di cromosomi Xy, ovvero quelli maschili. Per il Comitato olimpico internazionale, che utilizza invece parametri differenti, al netto del Dna, i valori ormonali della pugile algerina rientrano nel range richiesto e, dunque, c’è stato il semaforo verde per il suo accesso al ring. Da qui la bufera scoppiata in Italia già dalle prime ore del mattino di ieri, con il gruppo della Lega alla Camera che ha chiesto un’informativa urgente del ministro dello Sport Andrea Abodi sulla questione, sul cui sfondo tiene banco il sospetto che Imane Khelif possa essere transgender, nonostante dai suoi documenti anagrafici non risulti alcun cambio di sesso. Il ministro, al momento, si è espresso attraverso una nota, al di fuori quindi delle aule parlamentari, sostenendo di trovare “poco comprensibile che non ci sia un allineamento nei parametri dei valori minimi ormonali a livello internazionale, che includa quindi Europei, Mondiali e Olimpiadi. Nell’evento che rappresenta i più alti valori dello sport si devono poter garantire la sicurezza di atleti e atlete, e il rispetto dell’equa competizione dal punto di vista agonistico”, ha aggiunto il ministro. Anche la titolare della delega per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, si è detta sorpresa “che non vi siano, a livello internazionale, criteri certi, rigorosi e uniformi, e che proprio alle Olimpiadi, evento simbolo della lealtà sportiva, possa esserci il sospetto, e assai più del sospetto, di una competizione impari e persino potenzialmente rischiosa per una dei contendenti”. Su quello che è diventato un vero e proprio caso sono intervenuti anche altri esponenti del governo, a partire dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, per il quale la priorità è garantire “integrità ed equità della competizione. È importante infatti considerare i diversi livelli di forza che si confronteranno sul ring a tutela della sicurezza e della salute della nostra atleta”. Al di là dei ministri, sul discusso incontro tra Angela Carini e Imane Khelif le polemiche della maggioranza, con la sola eccezione di Forza Italia, sono state forti e numerose ed hanno tenuto banco per l’intera giornata, mentre a sinistra ha regnato un silenzio rotto solamente in serata da Laura Boldrini e Alessandro Zan che più di intervenire nel merito della questione hanno preferito attaccare gli avversari politici che hanno preso posizione. Sul fronte sportivo è stato invece il Coni a esprimersi sulla questione, sebbene con una certa vaghezza, annunciando di essersi “attivato con il Comitato olimpico internazionale affinché i diritti di tutti gli atleti e le atlete siano conformi alla Carta Olimpica e ai regolamenti sanitari”. Proprio dal Cio il portavoce Mark Adams, ricordando che le regole attuali per la partecipazione ai Giochi olimpici sono le stesse di quelle di Tokyo 2020, edizione alla quale Imane Khelif ha partecipato, ha ribadito che “tutti gli atleti che partecipano ai tornei di boxe di Parigi soddisfano le norme sull’eleggibilità e sulla partecipazione alle competizioni così come tutte le normative mediche applicabili”. Dal canto suo, Angela Carini ha fatto sapere di essere concentrata esclusivamente sul match ed ha evitato di entrare nell’agone delle polemiche.


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