Suicidio assistito, la mappa dei silenzi delle Regioni
Suicidio assistito, la maturità del nostro Paese cresce lentamente ma sono ancora molti i silenzi della Pa. Ne ha tracciato una mappa l’associazione Luca Coscioni che da oggi ha avviato pure una mobilitazione nazionale sul tema, che sarà attiva in molte piazze fino al 13 di questo mese.
Intanto, ha finora “presentato 21 richieste di accesso in tutte le Regioni italiane per ottenere dati sulle richieste di suicidio assistito giunte alle aziende sanitarie dal 2020 a oggi, cioè da quando con la sentenza 242 del 2019 la morte volontaria assistita è legale in Italia a determinate condizioni”.
Ne emergono esiti variabili tra approvazioni, dinieghi e procedure in corso. Tuttavia, risulta evidente come troppi enti abbiano scelto di non rispondere o di negare l’accesso ai dati, così come risulta evidente che le tempistiche di risposta delle Asl siano incompatibili con le speranze di vita dei richiedenti”.
Undici regioni – Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Piemonte, Marche, Abruzzo, Bolzano, Sicilia, Calabria e Campania – hanno risposto alla richiesta, fornendo dati, seppur con livelli di dettaglio differenti. In questo ambito, spiccano le 15 richieste in Veneto, 14 in Lombardia, 7 nelle Marche e 6 in Liguria.
Alcune Regioni hanno fornito informazioni precise sugli esiti: in Veneto si registra 1 parere positivo, 2 persone morte nell’attesa della conclusione dell’iter, 8 pareri negativi, 2 rinunce e 2 richieste ancora in corso di valutazione. In altre Regioni, come l’Abruzzo, sono stati condivisi dati dettagliati caso per caso, consentendo un’analisi più approfondita.
Ciò che viene registrato dall’associazione è poi che, nonostante la normativa italiana garantisca l’accesso civico generalizzato, 5 Regioni hanno formalmente respinto la richiesta, dichiarando di non detenere le informazioni richieste o rimandando ad altri enti senza fornire riscontri concreti. È il caso di Lazio, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Puglia e Trentino-Alto Adige. Cinque Regioni – Valle d’Aosta, Toscana, Umbria, Molise e Basilicata –, infine, non hanno fornito alcuna risposta, eludendo di fatto l’obbligo della trasparenza amministrativa.
“I dati parziali ottenuti da diverse Regioni tramite l’accesso agli atti – dicono Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria nazionale e tesoriere – dimostrano che manca trasparenza e uniformità nella gestione delle richieste di verifica delle condizioni per poter procedere con il suicidio medicalmente assistito come previsto dalla sentenza della Consulta. La tutela dell’autodeterminazione non può essere rimessa all’arbitrio delle singole Ats o all’inerzia politica”.
E ancora: “Il numero di persone morte prima del completamento dell’iter di valutazione dimostra come servano procedure e tempi certi per il rispetto della sentenza della Corte costituzionale. Un passo finora compiuto solo dalla Regione Toscana e parzialmente dall’Emilia Romagna. Chiediamo alle Regioni che ancora non lo hanno fatto di fornire i dati richiesti, come previsto dalla legge, e di avviare un percorso chiaro e uniforme che tuteli chi si trova ad affrontare una scelta tanto difficile”.
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