Economia

Acqua, ambiente ed energia: il Sud riparte

di Giovanni Vasso -


Il Sud può ripartire con acqua ed energia. Le risorse idriche del Mezzogiorno, insieme al fatturato e alle attività legate alla produzione energetica, rappresentano poco meno del 5% del prodotto interno lordo del Sud. È stato presentato, ieri a Palermo, il quarto rapporto Svimez-Utilitalia sull’impatto delle utility ambientali, energetiche e idriche sull’economia meridionale. Il valore della filiera è importante ed è stato stimato in circa undici miliardi e mezzo di euro, somma che rappresenta il 24% del valore aggiunto che il comparto realizza in tutta Italia. Ma non è tutto: già, perché sommando a questi i dati relativi al contributo delle imprese che costituiscono l’indotto del comparto, le cifre vanno aggiornate verso l’alto. Il valore, così, sale fino a 16,7 miliardi di euro per un peso complessivo sul Pil meridionale stimato in circa il 4,7%.

Risulta fondamentale il contributo del Sud alla produzione energetica da rinnovabili: il 35% della capacità totale istallata sul suolo nazionale si trova, infatti, nel Mezzogiorno e risulta tuttavia in crescita. L’obiettivo è quello di raggiungere, entro il 2030, la dimensione del 61% nazionale. Per quanto riguarda i rifiuti, invece, il Sud sconta ancora dei ritardi che costringono le Regioni meridionali a dover contare sui trasferimenti in altre zone d’Italia. Infine c’è la questione idrica. Il Mezzogiorno è, potenzialmente, il giardino d’Italia. E forse d’Europa. Tuttavia ci sono dei problemi strutturali e infrastrutturali da risolvere. Per evitare di ritrovarsi, come in queste settimane in Sicilia ma anche in altre zone del Sud, a dover fare i conti con la questione siccità. Per Svimez e Utilitalia è necessario investire per riammodernare le reti, per ovviare ai noti (e gravi) problemi di perdite, aggiustare e tenere in ordine gli invasi, procurarsi acqua da altre fonti. Leggi dai dissalatori. Per farlo, una strada da seguire sarebbe quella di potenziare i gestori idrici che, attualmente, risultano ancora in mano agli enti locali e scontano investimenti risibili, pari a circa undici euro (in media) per abitante, se confrontati con quelli attuali al Centro e al Nord dove, invece, salgono fino a 70 euro ad abitante.

Energia e acqua, dunque, possono mettere le ali al Sud. E non soltanto per quanto riguarda le utilities. È una questione strategica. Se è vero, come è vero, che il Mediterraneo si prepara a ritornare al centro del mondo, è chiaro che la posizione privilegiata del Sud diventa un’occasione da non perdere. A nessun costo. Da un lato c’è l’agricoltura, le produzioni d’eccellenza che si legano alla naturale vocazione turistica del Mezzogiorno italiano. Dall’altro c’è la possibilità di rafforzare l’industria. L’energia, difatti, è il grande tema economico e produttivo di questi tempi. Addirittura più del costo del lavoro. La produzione energetica, da sola, non basta. C’è bisogno di infrastrutture per collegare i luoghi di produzione (che spesso s’affacciano sull’altra sponda del Mediterraneo) all’Italia. Oleodotti, gasdotti ma pure progetti come il Tyrrhenian Link, presentato tempo fa da Terna, per collegare l’Italia dal punto di vista dell’energia al Nord Africa da un lato e all’Europa dall’altro. È l’acqua ed è l’energia. Sotto il mare scorreranno, inoltre, fiumi di dati sensibili. Pochi giorni fa il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, ha riferito che Google è interessata a investire in un impianto di cavi in fibra ottica sottomarini. È solo l’inizio. L’Ue, ha affermato Butti, investirà in queste tecnologie mezzo miliardo di euro (non è tantissimo, ma è già qualcosa) mentre le aziende italiane, a cominciare da Sparkle, sono in prima linea da tempo nelle joint venture che consentono all’Italia di poter ambire a dire la sua. La via dell’innovazione, che per il Sud è quella maestra che garantirà sviluppo e la speranza di ritrovare una centralità che sembrava persa nelle brume del tempo, è tracciata. Passa dal ritrovato rapporto con le proprie risorse naturali alla futuribilità del loro sfruttamento tenendo ben presente che le sfide, per il Sud e per il suo avvenire, sono, come hanno ribadito anche Svimez e Utilitalia, essenzialmente tre: transizione energetica, economia circolare e adattamento ai cambiamenti climatici.


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