Gli stranieri non bastano: in Italia per ogni bimbo ci sono sei anziani
Gli stranieri non bastano. Abbiamo danzato, per anni, sul ciglio del burrone della denatalità e, travolti dalla musica che noi stessi ci cantavamo e suonavamo, ci siamo finiti dentro. No, gli stranieri non ci salveranno dallo spopolamento. No, non basteranno le famiglie dei nuovi italiani a colmare un divario, l’ultimo in senso cronologico ma il primo in termini di pericolosità per il sistema Italia, che si fa sempre più ampio. L’Istat, ieri, ha pubblicato i dati relativi al censimento. L’Italia è scesa sotto i sessanta milioni di abitanti. Siamo poco meno di 59 milioni, per la precisione 58.971.230. Di questi poco più di 5,2 milioni sono i residenti non italiani, in aumento di 112mila unità rispetto all’anno passato. Non bastano a colmare il gap. Ma questo, se possibile, è ancora poco. Già, perché il dato più allarmante deriva dal rapporto tra bambini e anziani. In questo Paese, difatti, per ogni bambino al di sotto dei cinque anni ci sono ben sei anziani, in termini statistici 5,8 over 65. La sproporzione è di quelle che fanno gelare il sangue. Che testimonia, senza tema di smentite, il destino di invecchiamento inesorabile che sembra aver avvolto quello che, una volta, era tra i Paesi più giovani d’Europa. E che, contestualmente, ci svegliano dal luogo comune che, per anni, ci siamo raccontati. No, affidare ai migranti i lavori che noi italiani non vogliamo fare più, come quello dei genitori, non basterà a salvare il Paese dall’inverno demografico. E non basterà perché l’età media della popolazione continua a crescere: oggi, l’italiano medio ha poco più di 46 anni e mezzo, cifra che risulta in aumento rispetto al 2022 di uno striminzito, ma inesorabile, +0,2 per cento. Fa ulteriormente sorpresa il fatto che la Regione più giovane d’Italia, ossia la Campania, abbia un’età media pari a 44,2 anni (l’anno scorso era di 43,9 anni) mentre la più anziana d’Italia. Il distacco con la Liguria, Regione più “anziana” d’Italia, è di poco più cinque anni: a Genova e dintorni, infatti, l’età media si attesta a 49 anni e mezzo. Un Paese di vecchi e per vecchi in cui la vera minoranza da tutelare è quella dei bambini. Sempre di meno, con davanti un futuro sempre più precario. Senza nuove generazioni in grado di prendere il testimone, non ci sarà nessuno a pagare le pensioni. Non lo faranno, per ragioni numeriche, nemmeno gli immigrati. Semplicemente perché la crisi è tanto profonda e strutturale che non bastano gli arrivi a tamponare le falle. Bisogna ricominciare a metter su famiglia. Per riuscirci, occorrerebbe ripartire dalle basi. A cominciare dai salari, che in Italia rimangono tra i più bassi d’Europa mentre i prezzi delle case, specialmente nelle grandi città, diventano proibitivi. Il ministro alla Famiglia Eugenia Roccella, proprio ieri, ha rivendicato al governo il merito di aver investito oltre sedici miliardi per sostenere le politiche per la natalità. Un primo passo, forse, verso l’inversione di tendenza. Solo il tempo potrà dirlo mentre, sull’Italia, spira il vento gelido dell’inverno demografico.
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