Esteri

Strage israeliana a Khan Younis: saltano le trattative tra Tel Aviv e Hamas?

di Ernesto Ferrante -


Il massiccio bombardamento aereo israeliano effettuato sabato mattina contro un accampamento di sfollati nella zona di Khan Younis, nel sud di Gaza, rischia di far arenare nuovamente le trattative per arrivare ad un cessate il fuoco. Il ministero della Sanità palestinese ha detto che sono almeno 71 le persone uccise e 289 quelle ferite. L’esercito dello Stato ebraico ha riferito di aver “attaccato Muhammad Deif e Rafa Salameh”. Secondo il portavoce militare, i due erano “in un complesso civile che Hamas aveva recintato con alberi, in un’area aperta, recinzioni e piccoli edifici, che ha una struttura bassa e capannoni così che i terroristi potessero muoversi in sicurezza”. L’Idf ha precisato che “non si tratta delle tende degli sfollati interni oltre la recinzione”. L’intelligence militare israeliana e le forze di difesa sostengono che Mohammed Deif sia rimasto “gravemente ferito” nel raid a Mawasi. La notizia è stata smentita dal movimento islamico di resistenza. “Tutti i martiri, ha spiegato Abu Zuhri, sono civili e quanto accaduto è una grave escalation nella guerra genocida, appoggiata dagli Usa e dal silenzio del mondo”. Per l’esponente del gruppo, l’azione mostra che Tel Aviv non vuole un accordo per mettere fine agli spargimenti di sangue. I vertici israeliani hanno ritenuto che tentare di eliminare Deif il “fantasma”, fosse un’occasione da non perdere, anche a costo di danneggiare i negoziati in corso per la liberazione degli ostaggi. Channel 12 ha parlato di “eventuale danno tattico” superato dal “vantaggio strategico”.
Dall’inizio della guerra il premier israeliano Benjamin Netanyahu “ha dato una direttiva permanente per eliminare gli alti funzionari di Hamas”. Lo ha sottolineato l’ufficio del capo del governo. “Il primo ministro è stato aggiornato su tutti gli sviluppi durante la notte e continua a ricevere aggiornamenti regolari” e terrà una valutazione della situazione con funzionari della sicurezza e militari per discutere i prossimi sviluppi e passi, ha aggiunto la nota.
Israele ha colpito anche una piccola sala di preghiera nel campo profughi di Shati, nella parte occidentale di Gaza City, stando a quanto riportato da Al Jazeera. Le persone si erano radunate nella sala per eseguire le preghiere di mezzogiorno. Almeno 10 corpi sono stati trasportati all’ospedale battista di Gaza City. A denunciare la mattanza è stato Mahmoud Basal, portavoce della Protezione civile.
I familiari degli ostaggi israeliani di Hamas hanno marciato ancora verso Gerusalemme per protesta. In tanti hanno lasciato il kibbutz Ma’ale HaHamisha per andare a manifestare davanti all’ufficio di Netanyahu. Einav Zangauker, madre di Matan Zangauker, tenuto in ostaggio nell’enclave palestinese, ha affermato che ci sono ulteriori segnali che il primo ministro stia cercando di far deragliare l’intesa con i miliziani. “Netanyahu avanza nuove richieste che potrebbero costare la vita di Matan. Presenta nuove clausole all’accordo che potrebbero costare la vita anche ad altri ostaggi”, ha proseguito Zangauker. “Chiediamo che ogni tentativo di far fallire l’accordo venga interrotto, che tutte le considerazioni personali e politiche siano messe da parte e che gli ostaggi ritornino a casa”, ha insistito ancora la donna. Le famiglie degli ostaggi statunitensi, vogliono incontrare privatamente e tutte insieme Benjamin Netanyahu in occasione della sua visita a Washington il 22 luglio.
La Santa Sede chiede la fine delle ostilità, “il rilascio immediato degli ostaggi israeliani a Gaza, la consegna senza ostacoli degli aiuti essenziali al popolo palestinese e il rispetto del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti coinvolte, senza eccezioni”. Lo ha comunicato mons. Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, al Comitato dell’Assemblea Generale per l’annuncio di contributi volontari all’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente).


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