Strage di Paderno: il 17enne Riccardo, la perizia psichiatrica e il confine tra realtà e fantasia
Viveva tra realtà e fantasia, nascondendo il suo malessere profondo dietro il sorriso dell’adolescenza. E per rifugiarsi nel suo mondo fantastico dell’immortalità si era convinto di dover sterminare la famiglia che lo amava. Mentre sferrava quelle 108 coltellate al padre, alla madre e al fratellino, Riccardo Chiaroni, il 17enne di Paderno Dugnano, aveva una ridotta capacità di volere, così come era limitata la sua capacità di intendere al momento del fatto. È questa la conclusione della perizia psichiatrica effettuata sul minorenne che, la notte tra il 31 agosto e il primo settembre, nella villetta in provincia di Milano ha impugnato un coltello e si è accanito sul piccolo Lorenzo, di 12 anni, che dormiva nel suo letto e poi ha accoltellato a morte il padre Fabio Chiaroni, di 51 anni, e la madre Daniela Albano, di 49, richiamati dalle urla. Infine ha chiamato i carabinieri, dicendo: “Venite, ho ucciso mio papà”. E ai militari intervenuti sul posto, che lo avevano trovato calmo ad attenderli seduto su un muretto, ancora sporco dello stesso sangue che grondava dal grosso coltello da cucina a terra, aveva fatto intendere di aver dovuto pugnalare il genitore per legittima difesa, dopo averlo scoperto ad accanirsi con una lama sui corpi della mamma e del fratellino.
Una fantasia che si è scontrata in breve tempo con la realtà, quando Riccardo è crollato al culmine dell’interrogatorio. “Li ho uccisi tutti io”, ha infine confessato agli investigatori. Il movente? “Volevo proprio cancellare tutta la mia vita di prima”, aveva messo a verbale il ragazzo, parlando di un suo “malessere” che durava da tempo, ma che si era acuito soprattutto in estate. “Non c’è un perché. Mi sentivo un corpo estraneo in famiglia, con gli amici. Ero oppresso, mi sentivo solo in mezzo agli altri”, aveva detto il 17enne.
Il minorenne aveva spiegato agli inquirenti di sentirsi “estraneo” rispetto al mondo. “Volevo essere immortale, uccidendoli avrei potuto vivere in modo libero”, ha fatto scrivere nero su bianco su quel verbale, in cui delineava una strage familiare senza un vero movente, se non quello costruito nella testa. Negli ultimi mesi, la mente di Riccardo è stata passata ai raggi X da una serie di psicologi, che nelle loro relazioni hanno messo in luce come il 17enne parlasse di un “clima competitivo” instauratosi non solo all’interno del contesto familiare, ma anche nello sport e, più in generale, in tutta la società. Un “clima relazionale percepito come critico e competitivo”, scrivono i consulenti, i quali hanno indagato pure sullo stato d’animo del giovane nelle fasi precedenti al delitto. Perché nelle foto dell’ultima vacanza in barca con la madre, il padre e il fratellino, Riccardo appariva come un ragazzo normale, anche se a tratti pensieroso. Nei colloqui ha descritto alcune dinamiche familiari: “Se c’era il pretesto di litigare, io cercavo di non farlo”. All’apparenza, dunque, non aveva un motivo per sterminare la famiglia. “È stata la sera della festa che ho pensato di farlo”, aveva riferito al giudice nell’interrogatorio finto con l’arresto.
E oggi la perizia conclude che nel momento della strage la sua capacità era parzialmente scemata, perché viveva pensando di rifugiarsi in un mondo fantastico e per farlo doveva liberarsi della realtà, quindi anche della sua famiglia legata al mondo reale. La perizia del professor Franco Martelli, specialista in psichiatria e in criminologia clinica, disposta dalla gip per i minorenni di Milano Laura Margherita Pietrasanta e depositata lo scorso 14 marzo, ha stabilito dunque il vizio parziale di mente per Riccardo, difeso dall’avvocato Amedeo Rizza. Una condizione che sarà chiaramente oggetto di una battaglia in dibattimento, con la discussione di consulenti e difesa, e che, se verrà riconosciuta nel processo abbreviato in procinto di iniziare ad aprile, porterebbe a una consistente riduzione della pena. Nel dibattimento, infatti, entrerà in scena anche la consulenza di parte, affidata dall’avvocato Rizza allo psichiatra Marco Mollica, il quale, nel suo suo elaborato, si è espresso per un vizio totale di mente. Il processo, che deve essere ancora fissato, si svolgerà con il giudizio immediato, chiesto dai pm nei giorni scorsi.
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