Cronaca

Strage delle donne: l’ultima una 18enne. E le bugie di Turetta

di Ivano Tolettini -


La strage delle donne; Una scia di sangue. L’ultima donna in ordine di tempo ad essere uccisa si chiama Sara Centelleghe. Aveva solo 18 anni ed è stata assassinata all’1 di sabato nel proprio appartamento di Costa Volpino, nella Bargamasca, per mano di un ragazzo di quasi 19 anni, di origine indiana, che dopo essere rimasto dalla mattinata di sabato in caserma per rispondere alle domande dei carabinieri, è uscito col buio per essere trasferito in carcere. Ha fatto le prime ammissioni e il magistrato di turno Giampiero Golluccio, che è stato visto entrare negli uffici dell’Arma con il Procuratore capo Maurizio Romanelli, ha disposto l’arresto con l’accusa di omicidio volontario aggravato. I militari in un comunicato scrivono che sono stati raccolti “concordanti indizi di colpevolezza”. Solto poche ore prima, dopo una giornata trascorsa in Corte d’Assise a Venezia, lo studente Filippo Turetta aveva spiegato tra mille tentennamenti e alcune bugie ripetute, di avere “ucciso Giulia perché non voleva più tornare con me” e, pertanto, dal 7 novembre 2023, quattro giorni prima di realizzare il suo piano sanguinario tra Vigonovo e Fossò culminato in 75 coltellate, ha fatto la lista della spesa degli oggetti che gli servivano per sradicare dalla terra quella ragazza che diceva di amare, a modo uso, ma che in realtà aveva finito con l’odiare perché lei rivendicava il diritto di frequentare chi voleva per sentirsi realizzata sul piano sentimentale, visto che con Filippo la relazione era finita a causa del suo maniacale paradigma possessivo di intendere la vita, che la rendeva insopportabile e priva di prospettive. La deposizione in aula davanti alla corte presiduta da Stefano Manduzio non ha aggiunto molto a quello che già si sapeva e che è contenuto nel memoriale di 80 pagine, che l’imputato ha scritto dalla primavera scorsa. Sei ore di risposte, il cui fine ultimo per la difesa dell’avvocato Giovanni Caruso, sarebbe quello di far evitare l’ergastolo al giovane killer, facendogli riconoscere le attenuanti generiche come uscita di sicurezza dalla massima pena prevista dal nostro ordinamento. Circostanza che il Pm Andrea Petroni cercherà di non far prevalere nella sentenza della giuria popolare, attesa per l’inizio di dicembre dopo la discussione prevista il 25 e 26 novembre. Per il Pm il veloce dibattimento ha provato che il femminicidio è aggravato dalla crudeltà, dalla relazione affettiva e dalla premeditazione. Com’è noto, visto che la Costituzione prevede che la pena deve avere l’obiettivo della rieducazione del reo, l’ergastolo non è un fine pena mai, ma attorno ai 40 anni Turetta, che oggi ne ha 23, potrebbe tornare in libertà con obblighi.
sei VITTIME E sforzo investigativo
Con la morte di Sara Centelleghe salgono a sette, una al giorno, le donne ammazzate in Italia da uomini nell’ultima settimana. Dall’inizio dell’anno sono 96 i femminicidi, in leggero calo rispetto al 2023, ma pur sempre un tributo insopportabile in questa tragica contabilità. Il dato che emrge dai numeri del ministero degli Interni, è che si alza l’età delle vittime, perché oltre il 20% ha più di 70 anni, dunque ammazzate da mariti dopo convivenze di decenni. Proprio venerdì a Matera un pensionato di 77 anni ha strangolato nel sonno la moglie 70enne gravemente ammalata. “Non sopportavo più di vederla soffrire in quel modo”, ha detto il coniuge in lacrime ai carabinieri quando sono arrivati nell’abitazione. Due delle ultime vittime, Celeste Palmieri di 56 anni e Lucian Tuduran di 41, sono state assassinate dai rispettivi ex compagni muniti di braccialetto elettronico, a dimostrazione che non sempre il dispositivo elettronico è in grado di prevenire i delitti. Sul piano legislativo e repressivo in questi ultimi anni è stato fatto molto e dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin sono state inasprite ulteriormente le misure contro la violenza di genere, come dimostrano i dati di gran parte delle Procure della Repubblica italiane, dove i pool contro la violenza di genere sono composti da tanti magistrati, come non mai nella storia del Paese. Tuttavia, come sottolinea il Procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, “l’inasprimento delle pene non ha mai portato a grandi risultati. Più importante sarebbe invece fare in modo di far scontare le pene nel tempo più ravvicinato possibile al reato commesso per avere davvero un effeto rieducativo”.


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