Cronaca

Strage a Perugia: uccide moglie e figlia e si suicida

di Ivano Tolettini -


Ancora una strage familiare, stavolta a Perugia, a pochi giorni da quella di Paderno Dugnano nel Milanese. Ma se nella notte del 1 settembre era stato il 17enne Riccardo ad accoltellare a morte in rapida successione il fratellino, la madre e il padre perché – come ha poi raccontato agli investigatori – “mi sentivo un corpo estraneo ed ho pensato che uccidendoli tutti mi sarei liberato”, nel caso di Fratticiola Selvatica, borgo situato alla periferia nord di Perugia, sarebbe stato il padrone di casa, Enrico Scoccia, pensionato di 69 anni appassionato cacciatore che, dopo avere imbracciato il fucile, avrebbe sparato ammazzando la moglie, Maristella Paffarini, assistente sociale anche aveva lavorato anche per la prefettura, adesso in pensione, di 65 anni e la figlia Elisa di 39 anni, che lavorava in un ristorante della zonaprima di rivolgere l’arma contro se stesso e premere il grilletto. Il condizionale è legato alla circostanza che ancora nella serata di ieri la polizia perugiana, coordinata dal Procuratore capo Cantone, stava eseguendo l’accurato sopralluogo in presenza del pubblico ministero di turno per chiarire le tragiche circostanze. Ma la presenza del fucile accanto al corpo dell’uomo, pur in assenza di un testimone oculare, farebbe ritenere alla Squadra mobile che è stato l’uomo a compiere il duplice omicidio in una zona isolata del capoluogo umbro.
Nella tarda mattinata di ieri a dare l’allarme alla questura è stato il fidanzato della figlia di Scoccia. Egli non avendo più notizie da un paio di giorni della donna di 39 anni che amava, dopo avere cercato inutilmente per numerose volte di parlarle sul telefonino ha deciso di andare di persona nel casolare situato nella zona nord del Comune dove ha fatto la macabra scoperta. “Era mezzogiorno quando ho sentito delle urla provenire dalla proprietà di Scoccia e poi è stato un andirivieni di macchine della polizia”, racconta un vicino della famiglia Scoccia. “Siamo frastornati e addolorati – prosegue l’individuo – perché mai avremmo potuto immaginare una simile strage”. La famiglia si erano trasferita nella frazione di circa 700 abitanti proveniente da Perugia sulla fine degli anni Novanta. Conduceva una esistenza riservata. Scoccia, dipendente della Galleria nazionale dell’Umbria prima di andare in pensione, era un appassionato della caccia al cinghiale. Così si era unito nei primi anni del suo arrivo a Fratticiola Selvatica ai cultori dell’attività venatoria, ma poi a causa del ricorrente mal di schiena aveva dovuto rinunciare. Elisa è descritta come una ragazza molto carina e riservata che aveva una relazione affettiva con un uomo non del posto e non viveva più nel casolare da qualche tempo. La strage potrebbe risalire ancora alla giornata di sabato, perché una donna ha riferito alla polizia di avere sentito in mattinata alcuni spari proprio tre giorni fa ma di non avervi dato peso perché è già periodo di caccia. La figlia di Scoccia tornava spesso a casa per trovare i genitori e per montare il cavallo di cui era proprietaria. Inoltre, dalle prime informazioni pare che dovesse recuperare alcuni abiti che non aveva ancora portato nella nuova abitazione quando è scoppiata la lite che ha avuto il tragicissimo epilogo. La coppia non aveva in apparenza problemi economici, poiché entrambi erano pensionati. La presenza del fucile accanto al corpo dell’uomo farebbe propendere i poliziotti per il fatto di sangue in ambito familiare. Enrico Scoccia è stato comunque sottoposto, come di rito, al testo dello stub per trovare eventuali residui di polvere da sparo sulle mani e sugli abiti che indossava. A far ritenere prevalente l’ipotesi del duplice omicidio e quindi del suicidio anche le ferite sul corpo di Scoccia, che secondo il medico legale che ha eseguito le ispezioni cadaveriche sarebbero tipiche di chi rivolge verso di sé l’arma. Il fucile era detenuto regolarmente e mai le forze dell’ordine erano intervenute nel casolare, dove i coniugi Scoccia, amanti degli animali, conducevano un’esistenza in apparenza tranquilla. “Erano gentili e molto riservati – raccontava ieri un vicino -. Quando li incontravo scambiavo due parole, sono incredulo per quello che èm accaduto”. L’intera proprietà è stata sottoposta a sequestro e anche quest’oggi proseguiranno in questura le testimonianze dei parenti e di chi conosceva le vittime.


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