Stop al salario minimo, c’è la delega al governo. Furia Schlein
ELLY SCHLEIN SEGRETARIA DEL PARTITO DEMOCRATICO
Salario minimo a fine corsa, stop agli emendamenti dell’opposizione, sì alla delega al governo. La decisione della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha cassato le proposte avanzate dalle minoranze sul tema più scottante del dibattito politico parlamentare. Toccherà al governo che avrà tempo sei mesi per esercitare la delega che avrà, tra gli obiettivi, quello di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente”, in ossequio al dettato costituzionale, in particolare all’articolo 36.
Ma al Partito democratico questa scelta è andata di traverso. E il Pd ha guidato la rivolta delle opposizioni che hanno abbandonato l’aula in segno di protesta contro il “ghe pensi mi” del governo. Elly Schlein, che sul tema del salario minimo ha impostato buona parte della sua esperienza alla guida dei dem, non si è lasciata sfuggire l’occasione di attaccare il governo. E lo fa prendendo due piccioni con una fava. E le accuse, oltre che alle decisioni sul salario minimo che ha incontrato lo stop della Commissione Lavoro alla Camera, la segretaria dem le estende anche alle riforme costituzionali che il governo Meloni intende portare a casa. “Non esiste al mondo che una legge di iniziativa parlamentare delle opposizioni si trasformi in una delega al governo. Questo è a tutti gli effetti un antipasto di premierato, una leva per svuotare il Parlamento delle sue prerogative e per mortificare i diritti delle minoranze ad avanzare proposte”, ha tuonato Schlein. Che ha accusato: “La delega nei fatti certifica l’ennesimo rinvio di sei mesi. Ma le persone che prendono 5 euro all’ora di salario non possono aspettare. Il Governo decide di sfilare la discussione al Parlamento e di accentrare per non decidere. Non hanno nemmeno il coraggio di bocciare il salario minimo alla luce del sole e invece si sono dati a una fuga ingloriosa. Un giorno davvero triste e buio per la democrazia”.
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