Stellantis, un altro mese di Cig a Mirafiori
Giornata campale per Stellantis: prima le voci sull’ipotesi di fusione con Renault, poi la mazzata della cassa integrazione per gli operai di Mirafiori. Il colosso ex Fiat ha chiesto altre quattro settimane di Cig per i 2.260 addetti alle linee Maserati e 500 elettrica. “Una sciagura”, ha commentato la Fiom-Cgil, che arriva “dopo il mese di fermo produttivo a scavallo dell’anno, adesso siamo allo stop dal 12 febbraio al 30 marzo: sono sette settimane consecutive in cui le lavoratrici e i lavoratori perderanno parte del loro già magro salario”. Già perché ieri Stellantis ha chiesto di estendere la Cig, già attivata dal 12 febbraio al 4 marzo, fino alla fine del mese. Un mese d’angoscia, per i lavoratori. Dal momento che l’ad Carlos Tavares, riavviando la guerra dei sussidi con il governo che, intanto, gli ha già risposto picche, ha indicato in Mirafiori uno degli stabilimenti a rischio in Italia insieme a quello di Pomigliano d’Arco.
Che Stellantis sia sempre meno italiana, a prescindere da cosa racconti la réclame dei marchi tricolore della sua scuderia, è il tema emerso nelle indiscrezioni secondo cui il gruppo presieduto da John Elkann sarebbe in procinto di procedere a una fusione con Renault. Una strategia, hanno detto e scritto quelli che la sanno lunga, in ottica anti-cinese, per tentare di ostacolare lo strapotere di Pechino sul mondo Bev e dell’automotive elettrico. Dalla Francia è arrivato un secco “no comment”. Mentre, se tace sul futuro degli operai, Elkann è stato però loquacissimo sul futuro dell’azienda: “Non esiste alcun piano allo studio riguardante operazioni di fusione di Stellantis con altri costruttori. La società è concentrata sull’esecuzione del piano strategico Dare forward e nella puntuale realizzazione dei progetti annunciati per rafforzare l’attività in ogni mercato dove è presente, inclusa l’Italia”. Nemmeno una parola, da Stellantis, su Mirafiori.
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