Cinema

Stefano Fresi: “Un cinema serio che si rifà ai drammi di oggi”

di Andrea Iannuzzi -


In questi giorni a Roma si tiene una delle rassegne cinematografiche legate ai cortometraggi più importanti del nostro Paese. Il Festival dei Tulipani di Seta Nera, giunto alla sua 17esima edizione, è in programma al Cinema The Space Moderno e si concluderà con una serata di gala dove verranno assegnati i premi trasmessa su Rai2 il 12 maggio, con la conduzione di Lorena Bianchetti. La kermesse tratta delicati temi sociali e nella sua vastissima proposta di prodotti, traccia una linea di demarcazione come un evento unico nel suo genere. Femminicidio, violenza di genere, bullismo, crisi adolescenziali. I temi sono tanti e tutti di grandissima attualità. Uno dei volti noti di questo Festival, nel ruolo di padrino, è quello di Stefano Fresi. Attore famosissimo, spesso lui stesso coinvolto nel suo lavoro in film che parlando del disagio dell’era moderna. Lo abbiamo incontrato.
Quali sono i temi che maggiormente l’hanno colpita ed è curioso di vedere nei cortometraggi e nelle clip?
Le cose che mi hanno colpito sono proprio la varietà e la quantità. Trovo che il lavoro che è stato fatto per le selezioni sia esemplare perché c’è un grandissimo equilibrio, ci sono tutti i temi sociali più importanti: violenza di genere, pedofilia sociale in generale, problemi della società, il razzismo. Sono temi forti, che rispetto alla visione giornalistica con i quali siamo abituati a sentirne parlare, hanno bisogno di un approfondimento. Sono molto contento della selezione che è stata fatta.
I cortometraggi sono ormai da tanti anni una realtà del cinema e della televisione, ma soltanto negli ultimi periodi vediamo prodotti di artisti importanti e famosi. C’è qualcosa che sta cambiando o che è cambiato?
Io credo che si sia recuperato di un po’ di senso del nostro lavoro. Per restare in tema, i giornalisti riportano i fatti, tipo oggi. Ognuno domani scriverà quello che ha visto e sentito. L’urgenza di un attore è di dire qualcosa, di lanciare un messaggio salendo su un palco. Che sia in teatro, al cinema o in tv poco importa. E’ un privilegio per un attore poterlo fare e finalmente ci siamo accorti che il cortometraggio è un mezzo straordinario per poterlo fare.
I “Tulipani di seta nera” in questo terreno ovviamente sono una realtà e una kermesse dedicata proprio a questo, ma ci sono dei grandi festival del cinema come Venezia, Cannes che propongono i corti con vere e proprie sezioni. Lo spazio dedicato è adeguato?
Qualcosa in più si potrebbe fare, è pur vero che sono kermesse enormi e si trovano di fronte una massa di film da tutto il mondo. Quindi capisco la difficoltà di luce a qualsiasi cosa allo stesso modo. Però, come qui al “Festival dei Tulipani di Seta Nera”, si offre un enorme terreno di visioni, dibattiti, conferenze. E ci sono anche altre manifestazioni analoghe. Poi ovvio se Venezia o Locarno dessero maggior visibilità ai corti, sarebbe straordinario. Tra l’altro anche ai David di Donatello c’è una cinquina dedicata ai microfilm, che avranno un vincitore.
Lei è un attore che molto spesso si è prestato a tematiche sociali. Ricordavamo prima il film “Detective per caso”, recitato da un gruppo di ragazzi disabili, e altri progetti simili. Quanto è importante essere il padrino di un evento come questo?
Per me è un motivo di grande orgoglio perché evidentemente è stata riconosciuta una mia partecipazione attiva a questo tipo di iniziative. Condivido il lavoro di Lilliana Fiorelli, che stimo e con cui mi sento al sicuro.
Che padrino del Festival sarà?
Spero di fare il mio. Sarò il “cameriere” della sala e spero di servire nel migliore dei modi il pubblico, che guarderà questi corti e offrire i premi a chi avrà avuto il merito di vincerli.


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