Politica

SPV, Strada strategica per il Nordest ma perdite doppie

di Ivano Tolettini -


Che la Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) sia strategica per le manifatture del Nordest, e non solo per le merci visto che attraversa 36 Comuni ed ha 14 caselli, è pacifico. Ma anche le perdite gestionali per almeno i primi nove anni, come da budget, sembravano garantite e identificate. “Il punto di pareggio è previsto dopo nove annualità”, sottolinea il governatore Luca Zaia quando parla dell’infrastruttura per la quale si è speso molto, anche perché era chiesta a più voci dalle categorie economiche. Ma nessuno, o quasi, si aspettava che il 2024 chiudesse con un “buco” di dimensioni doppie, 42 milioni netti (l’Iva è compensata) anziché i previsti 19, come ha rendicontato l’assessore Francesco Calzavara al Consiglio regionale del Veneto, dove si respirava un’aria frizzantina non solo per le continue acque alte fuori stagione, qualche giorno fa. Presentando la manovra di bilancio per il triennio 2025-2027, il fidato consigliere economico del Doge ha specificato che i pedaggi stimati in 154 milioni per l’anno corrente, a causa dell’innesto con la A4 soltanto a maggio, hanno visto una diminuzione del 15% a 131 milioni di euro.

Si spiega perché Zaia a malincuore ha dovuto prendere atto che senza un aumento dell’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap) per finanziare i 23 milioni di disavanzo, sarebbe impossibile far quadrare i conti. Del resto, il contrastato project financing, lo strumento finanziario che ha permesso la realizzazione dell’opera e che vedrà il Consorzio Sis incassare canoni per 39 anni per quasi 12 miliardi di euro, poiché in media saranno all’incirca 300 milioni, potrebbe rappresentare una spada di Damocle qualora i conti continuassero ad essere sballati. Proprio per questa incertezza Cassa Depositi e Prestiti contestava la sostenibilità finanziaria dell’opera e passò la mano più di dieci anni fa, allorché la Regione pur di costruirla si accollò il rischio d’impresa poiché i privati di Fininc e degli spagnoli Say Vallehermoso e di Itinere preferirono non gestirla incassando i canoni poiché le incognite erano non poche. Finora la Pedemontana, che è lunga 95 chilometri e congiunge Spresiano (TV) a Brendola (VI), cui vanno aggiunti altri 68 chilometri di nuove strade gratis per gli utenti, è costata 2,9 miliardi perché sono stati realizzati molti tratti in trincea per attenuare l’impatto ambientale, di cui 1,3 miliardi messi dai privati, 615 milioni dallo Stato e i rimanenti 300 milioni dalla Regione. “Sapevamo che nei primi nove anni saremmo stati in perdita – analizza Zaia – ma è anche vero che i circa 70mila veicoli al giorno sulla Pedemontana veneta ci dicono che la superstrada sta venendo utilizzata, e questo flusso aumenterà nel tempo consentendo alle casse pubbliche di avere un congruo ritorno”.

Ovviamente le opposizione alla maggioranza di centrodestra, che ha approvato il consolidato 2023, vanno a nozze e la capogruppo Pd in Regione, Vanessa Camani, parla apertamente di “polpetta avvelenata” per chi prenderà il testimone da Zaia tra un anno o giù di lì. Nel frattempo, la Regione ha commissionato un rapporto per verificare la possibilità di ridurre i pedaggi nei tratti di percorrenza più brevi per rendere la SPV più competitiva, aumentare il flusso e così rimpinguare i ricavi. Il presidente di Confartigianato Veneto degli autotrasportatori, Michele Varotto, in più occasioni ha sottolineato che la Pedemontana è utile e comoda per le imprese, anche se costa molto. Da parte sua l’assessora ai Trasporti, Elisa De Berti, ha incaricato gli uffici di analizzare la possibilità di introdurre una tariffa unica per le strade a pagamento della regione al fine di trovare un maggiore equilibrio. In questo contesto molto fluido non stupisce che la politica veneta, con in testa la Lega, non abbia messo da parte il possibile assalto ai Benetton nel 2026 quando scadrà la concessione della Brescia-Padova e della Valdastico, attualmente in capo da A4 Holding, per sostituire il gruppo Abertis con la Cav. Del resto, fatturato e margine operativo sono da record, visto che a fronte di ricavi per 460 milioni di euro consolidati nel 2023 (erano stati 445 milioni nel 2022) con un Ebitda salito del 5% a quota 255 milioni, è la classica gallina dalle uova d’oro. E il 2024 si chiuderà con numeri ancora più scintillanti. Insomma, la partita autostradale in Veneto è un sottomarino a propulsione internazionale, visto che di mezzo oltre ai Benetton ci sono anche gli spagnoli, che hanno in Florentino Perez un uomo d’affari che non sta certamente a guardare.


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