Spalletti è il nuovo ct ma Adl vuole soldi e chiarezza
Luciano Spalletti sarà il nuovo ct della Nazionale. Ma il passaggio da un azzurro all’altro non sarà indolore. La Federazione italiana giuoco calcio ha deciso di premere sull’acceleratore e di “sfidare” Aurelio de Laurentiis, che vanta un accordo di non concorrenza firmato dal mister di Certaldo dopo l’addio alla panchina del Napoli. Un gentlemen agreement dal valore di 2,75 milioni di euro. Che qualcuno dovrà pur accollarsi. Altrimenti Adl, che ha già affermato urbi et orbi di averne fatto una questione di principio, non lo libererà. Insomma, non c’è pace in via Allegri. La scelta di Spalletti, dopo il clamoroso addio di Roberto Mancini (è già in volo verso i doratissimi lidi sauditi?), sembrava quasi obbligata. “Lucio” ha riportato lo scudetto a Napoli dopo 33 anni e lo ha fatto da underdog. Ma non è solo una questione di successi. O, almeno, non sarà stato solo quello. Perché se c’è una cosa che Spalletti sa fare è rifondare le squadre dove viene chiamato ad allenare. Scardina dinamiche, sbullona scranni senatoriali, monta e smonta gli spogliatoi e ha le spalle abbastanza grandi per sfidare i sentimenti delle piazze. A Milano ha agevolato l’uscita di Mauro Icardi, a Roma ha decretato la fine della carriera infinita di una leggenda che risponde al nome di Francesco Totti. A Napoli, se possibile, ha fatto anche meglio: ha letteralmente smontato la squadra, manco fosse una libreria Ikea, ricostruendola con innesti nuovi e rivitalizzando chi già c’era, come Kim, Osimhen, Lobotka e Kvaratskhelia, passando dall’aperta contestazione all’entusiasmo irrefrenabile. Non è tutta farina del suo sacco perché buona parte del merito va anche al ds Cristiano Giuntoli, oggi alla Juventus. Ma tutto riconoscono che Luciano Spalletti sia stato l’uomo copertina del terzo e più inaspettato scudetto napoletano.
Il fatto è che Adl e Spalletti non si sono lasciati benissimo. E sui siti scorrono fiumi di byte che descrivono una situazione tesa a Castelvolturno che non poteva concludersi che con un addio. Comunque sia (davvero) andata, il presidente del Napoli non ha la minima intenzione di lasciare andare a Coverciano l’artefice del successo che si è congedato, da lui e dai tifosi, adducendo la volontà di stare vicino alla famiglia, di godersi un anno sabbatico senza calcio per recuperare le forze, prosciugate, dopo una stagione vissuta tanto intensamente.
A De Laurentiis, che ha già perduto Giuntoli, sarebbe saltata la mosca al naso. In punta di diritto il tema è capire se la Nazionale possa essere considerata una “concorrente” per una squadra di club. A tutta prima, diverse le competizioni, sembrerebbe di no. Ma da Castelvolturno si prepara una solida battaglia legale. In fondo le nazionali “interferiscono” con i campionati reclamando i calciatori migliori. E, talora, restituendoli ammaccati o comunque stanchi, alle loro squadre. La battaglia, però, non è soltanto legale. Ma è anche politica dal momento che Adl reclama il rispetto delle regole al cospetto della Federazione e dell’intero mondo del calcio italiano. Ne ha fatto una questione di principio. E andrà fino in fondo. La Figc (o meno probabilmente Spalletti) dovrà scucire quanto previsto dalla penale. Perché le regole si rispettano, rivendica De Laurentiis. E, politicamente, dopo un’estate a dir poco incresciosa, tra ricorsi al Tar, squadre retrocesse, poi riammesse, dopo il carosello dei ricorsi al Tar (che ancora non s’è concluso), la giostra dei calendari sorteggiati (ancora una volta) con le “X” al posto dei club, per via Allegri, il caso di Spalletti rischia di trasformarsi in un ennesimo motivo di scontro. E un altro carico di polemiche potrebbe risultare indigesto al presidente federale Gabriele Gravina, già fatto bersaglio delle critiche per i deludenti risultati sportivi delle Nazionali (dal secondo mondiale di fila ciccato dagli azzurri alla gestione stessa del caso Mancini, passando poi per i flop delle rappresentative giovanili ai tornei di categoria e per quello, a suo modo clamoroso, delle ragazze del calcio femminile ai mondiali).
Di sicuro quello di Luciano Spalletti, come ct, sembra il nome giusto, o quantomeno il più quotato, sulla carta, per tirare una riga sulla gestione Mancini e ricominciare da capo. Bisognerà risolvere la vicenda contrattuale. E farlo prima possibile: l’Italia, tra qualche settimana, dovrà affrontare i match chiave per centrare la qualificazione a Euro2024.
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