Economia

S&P, il rating dell’Italia sale a BBB+: stabilità politica e bilancio prudente

di Claudia Mari -

Il ministro Giancarlo Giorgetti durante il 95esimo anniversario dei Patti lateranensi e 40esimo anniversario dell'Accordo di modificazione del Concordato presso Palazzo Borromeo a Roma, 13 febbraio 2024. ANSA/FILIPPO ATTILI/US PALAZZO CHIGI +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++ NPK +++


L’agenzia internazionale Standard & Poor’s (S&P) ha annunciato un miglioramento del giudizio sull’affidabilità creditizia dell’Italia, innalzando il rating sovrano da BBB a BBB+, con outlook stabile. Un riconoscimento che riflette la stabilità politica e la tenuta dei mercati finanziari del Paese. Nonostante le prospettive di crescita restino modeste – il PIL dovrebbe salire soltanto dello 0,6% nel 2025 – l’agenzia prevede una stabilizzazione del rapporto debito/PIL a partire dal 2028, scenario visto con favore dagli osservatori internazionali.

A determinare il giudizio positivo di S&P sull’Italia è, tra le altre cose, la durata e la solidità dell’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni, che viene definito “tra i più longevi della recente storia italiana”. S&P sottolinea che il governo gode di ampio consenso pubblico, una maggioranza parlamentare compatta, e un’opposizione poco minacciosa. Tutti elementi che fanno ritenere probabile una prosecuzione del mandato fino al 2027.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha accolto con soddisfazione la decisione di S&P, affermando che questo passo in avanti “premia la serietà dell’approccio del governo italiano alla politica di bilancio”, ribadendo l’intenzione dell’esecutivo di proseguire lungo la via della prudenza e responsabilità.

Il miglioramento del rating arriva a ridosso della presentazione del nuovo Documento di finanza pubblica (Dfp), incentrato su scelte di bilancio caute. Le previsioni per il 2025 parlano di una crescita economica iniziale contenuta: l’anno si apre con una stima di +0,25%, con l’obiettivo di chiudere attorno al +0,6%, in linea con quanto indicato nel Dfp. Tuttavia, il quadro generale è segnato da forti rischi al ribasso e da una crescente incertezza, elementi che vengono costantemente richiamati nelle previsioni ufficiali.

Tra i fattori di rischio citati vi sono, ad esempio, i dazi introdotti da Trump e la possibilità di shock finanziari internazionali, che potrebbero sia rallentare ulteriormente la crescita del PIL, sia aggravare l’onere del debito pubblico.

Infine, il Dfp ribadisce la posizione dell’Italia anche in ambito europeo, sostenendo che ogni scelta – inclusa la partecipazione a iniziative comuni come la difesa europea – dovrà sempre tener conto del principio di sostenibilità dei conti pubblici, un caposaldo della linea economica del governo Meloni.


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