Attualità

Soumahoro-Ferragni e il diritto a non essere presi in giro

di Rita Cavallaro -


Se la toppa è peggio del buco e le scuse di Chiara Ferragni assomigliano alle lacrime di Aboubakar Soumahoro. Siamo alle solite, ai paladini dei giusti che si truccano da supereroi ma uomini restano. E che, in quanto umani, hanno vizi e virtù. La solidarietà e il business, l’accoglienza migranti e il diritto alla moda. Sullo sfondo il diritto degli italiani a non essere presi in giro.

A non dover contribuire con i propri soldi a mantenere famiglie che spendono i milioni per i migranti in gioielli e ristoranti, mentre i rifugiati restano senza cibo . A non essere fuorviati da pubblicità ingannevoli che fanno credere di aiutare bimbi malati comprando pandori, per poi scoprire invece la carità pelosa della signora influencer. È chiaro che a questi livelli “anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano” e ricorrono all’unica arma che hanno: i like.

Scoppiato lo scandalo del pandoro Balocco, infatti, c’è stata una fuga di follower dai social della Ferragni, tanto da spingere la poveretta a lasciare i panni della sexy diva e a vestire quelli di una donna devastata e smunta, con la voce rotta dal pianto e lo stesso maglione grigio indossato da Soumahoro per piangere in diretta alla scoperta delle ruberie di moglie e suocera. Da casa Ferragnez il mood non poteva essere il “mi volete morto perché sono nero” di Aboubakar, ma “un errore di comunicazione” nell’aver accostato l’iniziativa commerciale del pandoro alla donazione per i bimbi malati di tumore del Regina Margherita di Torino.

Ha sbagliato, insomma, a far credere a milioni di follower che, comprando il Balocco, avrebbero contribuito alle cure dei piccoli pazienti. Caso chiuso? Affatto. Perché dopo il pandoro sono spuntate le uova di Pasqua del 2021 e 2922, per sostenere i “Bambini delle Fate“, grazie ai quali l’imprenditrice ha incassato un milione di euro e ne ha donati solo 36mila. Altro errore di comunicazione durante il Covid, quando i Ferragnez avviarono una raccolta fondi per l’ospedale San Raffaele su una piattaforma apparentemente gratuita, che invece prevedeva commissioni ingannevoli applicate ai donatori, per le quali Ferragni e Fedez furono multati per 1,5 milioni di euro.

E mentre il rapper faceva ciò che gli viene meglio, attaccare la premier Giorgia Meloni, dalla Regione Lombardia arrivava la smentita: “Con la vostra raccolta fondi solo 14 posti letto in terapia intensiva, non 150. All’ospedale in Fiera, invece, grazie alle donazioni di oltre 6mila donatori privati, anche semplici cittadini, si è potuto realizzare un vero reparto di terapia intensiva con 157 posti letto”. Perché la vera solidarietà si fa in silenzio.


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