Sommergibile Titan: cosa accade al corpo umano quando manca l’ossigeno
Nessuna traccia del sommergibile Titan: le ricerche del natante scomparso da domenica continuano, ma ad ora, la riserva d’aria a disposizione dei passeggeri è terminata. Il sottomarino, al momento della partenza, aveva a disposizione 96 ore totali di aria che oggi alle 12 circa (ora italiana) sono ufficialmente terminate.
Ma cosa accade quando al corpo umano manca l’ossigeno? Generalmente il corpo va incontro a una condizione chiamata ipossia generalizzata, ossia una carenza di ossigeno che colpisce tutti i nostri tessuti e gli organi del nostro corpo. I sintomi dell’ipossia sono diversi a seconda della causa scatenante, della gravità e della durata dello stato di assenza di ossigeno. In generale la mancanza di ossigeno porta a dispnea (respiro corto, affanno), cianosi (colorazione bluastra di labbra e unghie), confusione, vertigini, affaticamento, dolore al petto, palpitazioni, mal di testa, nausea o vomito, svenimento e in situazioni di estremo allarme, si può arrivare anche al decesso.
In ogni caso, c’è da valutare lo scenario. Nel caso in cui l’ossigeno finisce lo scenario più probabile è quello del soffocamento. Nel caso in cui l’anidride carbonica prende il posto dell’ossigeno, la persona continua a produrne togliendo altro ossigeno all’ambiente: nel sottomarino l’anidride carbonica si accumula sul pavimento e poco a poco risale sostituendo l’ossigeno.
In questo contesto, un aumento eccessivo di CO2 rispetto all’ossigeno peggiorerebbe la situazione psicologica causando panico e un senso di soffocamento: questo perché l’aumento della CO2 viene percepito dal nostro cervello con un segnale estremamente ansiogeno e scatena la paura. Se invece l’ossigeno diminuisce prima che la CO2 raggiunga una concentrazione elevata, subentra un forte mal di testa, poi la sonnolenza e in seguito un progressivo addormentamento.
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