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Smantellata la banca cinese clandestina: ecco come riciclava in Italia centinaia di milioni

di Angelo Vitale -


Si sta concludendo in queste ore una vasta operazione del comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, su delega dell’European Public Prosecutor’s Office (Eppo) sedi di Milano e Bologna, che sta smantellando in tutta Italia un’associazione per delinquere cinese, finalizzata a una frode fiscale internazionale per centinaia di milioni di euro e al riciclaggio. approfondimenti non nuovi, per l’intelligence del nostro Paese che da tempo sta riservando attenzione al “dinamismo affaristico-criminale di spregiudicati imprenditori cinesi che, anche attraverso il ricorso ad articolati schemi di evasione fiscale e riciclaggio, cui spesso si accompagnano fattispecie di sistematica raccolta e trasferimento in madrepatria dei proventi di attività illegali, sono riusciti – sfruttando a proprio vantaggio opportunità offerte dal mercato e vulnerabilità sistemiche nazionali – a consolidare il loro posizionamento all’interno di taluni settori economici nazionali, anche attraverso una sistematica collocazione in ben definite aree territoriali”.

Scoperta e sequestrata oggi una Chinese Underground Bank dotata di veri e propri sportelli bancari abusivi e occulti, utilizzati per raccogliere, stoccare e riconsegnare il denaro da riciclare. Complessivamente, per le attività in corso stanno operando 250 finanzieri, 80 autovetture, un elicottero, 4 unità cinofile cash-dog e apparecchiature scanner per la ricerca di intercapedini utilizzati dall’associazione a delinquere cinese.

L’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali riguarda 33 persone, è stata emessa dal Gip del Tribunale di Macerata ed eseguita dalle Fiamme Gialle di Ancona, su delega dell’European Public Prosecutor’s Office (Eppo) nelle regioni Marche, Emilia Romagna, Puglia, Veneto, Toscana, Lombardia, Abruzzo, Campania, Piemonte e Lazio.

Le misure cautelari personali sono nove: oltre alla custodia in carcere per i due soggetti promotori, sono stati disposti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per cinque associati e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di altri due presunti appartenenti alla banda. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro beni e disponibilità finanziarie per più di 116 milioni di euro. Le indagini hanno consentito di far emergere “un articolato schema di frode fiscale internazionale, realizzata attraverso numerose imprese in realtà inesistenti che avevano importato dalla Cina centinaia di container, contenenti principalmente abbigliamento e accessori, transitati dalla Grecia e immessi in consumo in Italia dopo una serie di triangolazioni con svariate società fantasma italiane, bulgare e greche in evasione dell’Iva e dei dazi doganali, sottraendo a tassazione più di 500 milioni di euro”.

Secondo l’accusa, la liquidità illecita accumulata veniva poi “ripulita” “mediante un sofisticato sistema di riciclaggio, realizzato dall’associazione per delinquere di matrice cinese mediante l’utilizzo di una Chinese Underground Bank dotata di veri e propri sportelli bancari abusivi e occulti, a Civitanova Marche e Corridonia. Presso i tre sportelli bancari, nascosti all’interno di una villa, di un’agenzia viaggi e di un cash&carry, l’organizzazione cinese si occupava di raccogliere denaro da riciclare e di stoccarlo, per poi consegnarlo ai clienti che ne avevano preventivamente ordinato il prelievo”.

Una organizzazione perfetta. “Per garantire la massima velocità e riservatezza delle operazioni aveva fornito gli uffici dell’agenzia viaggi di una macchina conta soldi e aveva la disponibilità di un adiacente caveau, ove procedere alle successive operazioni di stoccaggio delle banconote”. Poi, “il denaro contante veniva ritirato direttamente agli sportelli o inviato in diverse regioni d’Italia mediante corrieri oppure trasferito all’estero tramite conti correnti virtuali con destinazione finale la Cina. I clienti, a fronte del prelievo del denaro contante, procedevano ad effettuare bonifici su conti correnti nazionali ed esteri riconducibili ai componenti dell’associazione criminale che, per tale servizio, trattenevano una percentuale sulle somme movimentate”.

Le indagini svolte hanno permesso di individuare “un sistema di trasferimento verso l’estero dei fondi illeciti che – attraverso società fittizie, fatture per operazioni inesistenti e triangolazioni europee – ha cercato di aggirare i presìdi antiriciclaggio, facendo transitare il denaro in molti Stati (tra cui Grecia, Bulgaria, Francia, Spagna, Germania, Estonia, Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna) prima di inviarlo in Cina e, in parte, farlo tornare anche in Italia. Le rilevanti provviste bancarie, ripulite e fatte rientrare in Italia, sono state poi investite dagli indagati sul territorio nazionale”.

Emersa “la disponibilità in capo agli indagati di numerosi immobili e attività commerciali in diversi comuni delle Marche. Sono stati così apposti i sigilli su 9 unità immobiliari, cinque attività di ristorazione, conti correnti e autovetture di lusso nella disponibilità degli indagati. In particolare, è stata sequestrata una cittadella commerciale a Civitanova Marche, all’interno della quale insistono vari punti vendita al dettaglio e all’ingrosso gestiti da soggetti di etnia cinese”.




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