Esteri

Siria, una transizione tra mille incognite. Israele bombarda ancora, al-Jolani tende la mano ai curdi e Ankara promette di non interferire

di Ernesto Ferrante -


Israele continua a bombardare incessantemente la Siria. Altri sessantuno raid aerei sono stati effettuati nell’arco di 12 ore contro obiettivi militari. Ad essere colpiti, questa volta, sono stati tunnel con depositi di missili balistici. La notte scorsa è toccato invece a magazzini al cui interno si trovavano munizioni e sistemi di difesa aerea in una zona di Damasco, nella provincia meridionale di Daraa e a Homs.

Il Capo di Stato Maggiore dell’Idf, Herzl Halevi, ha dichiarato che l’Idf “non interferisce in ciò che accade in Siria” e che lo Stato ebraico non ha intenzione di gestire il Paese. Nel suo discorso alle forze di difesa israeliane nelle alture del Golan, Halevi ha sottolineato che esiste la minaccia che “elementi terroristici” possano raggiungere l’area e le forze israeliane sono state dispiegate per impedire loro di insediarvisi.

Halevi ha aggiunto di ritenere che “la preparazione lungo il confine, dal Monte Hermon alla giunzione di confine tra Israele e Siria e Giordania, è la quella appropriata e giusta”.

Il rovesciamento del presidente Bashar al-Assad è stato un duro colpo per Hezbollah. Il leader del gruppo sciita libanese , Nair Qassem, ha ammesso che i suoi non potranno più essere riforniti militarmente attraverso la Siria.

“Hezbollah ha perso una linea di rifornimento militare attraverso la Siria”, ha ammesso Qassem. “La resistenza deve adattarsi alle circostanze”, ha spiegato il successore di Nasrallah.

Il capo della leadership islamista siriana, Abu Muhammad Al-Jolani, ha annunciato che il suo governo prevederà elezioni. Lo si apprende da un’intervista concessa ad al Jazeera Siria, in cui ha spiegato di prevedere la formazione di comitati e consigli per rivedere la costituzione, e che il modello d’autorità sarà stabilito da esperti, giuristi e del popolo siriano.

Apertura ai curdi. “Siete parte della patria e partner nel futuro della Siria. Vivremo insieme nel rispetto della legge”, ha affermato il capo di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che è tornato a farsi chiamare Ahmad al-Sharaa, rivolgendosi ai curdi siriani del dopo-Assad. Le sue parole sono state riportate stamani dal sito israeliano Ynet.

La Turchia ha “accordi di cooperazione con molti Paesi” ed è “pronta a fornire supporto, se richiesto, alla nuova amministrazione”. Lo ha reso noto il ministro della Difesa turco, Yasar Guler, in dichiarazioni riportate dall’agenzia turca Anadolu. “Il nostro obiettivo principale, ha proseguito, è preservare l’integrità territoriale della Siria, l’unità e completare pacificamente il processo politico, liberare il confine da elementi terroristici”.

La rappresentante della diplomazia dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha chiesto alle nuove autorità siriane di adottare le misure adeguate per dar vita a un governo di unità e procedere ad una transizione pacifica.

Kallas si trova ad Aqaba, in Giordania, dove è stata invitata ad un incontro dei ministri degli Esteri della Lega Araba, al quale hanno partecipato anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan. Parlando dopo l’incontro, ha riconosciuto che la Siria, in questo momento, “ha di fronte un futuro tanto promettente quanto incerto”. I capi delle diplomazie hanno concordato una serie di “principi importanti” che includono, in primo luogo, la difesa della “stabilità, sovranità e integrità territoriale della Siria”.

La rappresentante Ue ha fatto presente che queste linee guida, che saranno contenute in una dichiarazione finale, prevedono anche “il rispetto delle minoranze, la costruzione di istituzioni nazionali e la creazione di un governo di unità che includa tutti i gruppi provenienti dalla Siria”.

Il governo italiano è preoccupato per quello che potrebbe accadere dopo l’ascesa al potere dei jihadisti. “Oggi abbiamo qualche problema che riguarda lo scenario che si svilupperà in Siria, tuttora una delle nazionalità più dichiarate al momento dello sbarco, che potrebbe determinare le condizioni per un rientro nel Paese di molti di quelli che erano da lì scappati. Chiaro è che dovremo essere molto attenti perché non sappiamo quale situazione si determinerà”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel dibattito “Protezione dei confini e gestione dei flussi migratori: una sfida europea” ad Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia al Circo Massimo nel corso del dibattito con la sua omologa del Regno Unito, Yvette Cooper.

Un altro problema è rappresentato dalla presenza di milioni di munizioni e mine terrestri inesplose. Vaste aree sono disseminate di ordigni inesplosi, che rappresentano una grave minaccia. A lanciare l’allarme è stata l’organizzazione Halo Trust, che ha invocato l’intervento della comunità internazionale per la bonifica del territorio. “Non ho mai visto nulla di simile – ha denunciato Damian O’Brien, responsabile del programma Siria del gruppo che si occupa di bonifica e distruzione di mine e altri ordigni inesplosi – Decine di migliaia di persone passano quotidianamente da zone pesantemente minate, con inutili incidenti letali”.

Per Halo, esplosivi sono nascosti in terreni diversi, anche campi, in piccole località e città, intorno ai grossi centri come Aleppo, Homs e Damasco. E i siriani che rientrano in patria dal Libano e dalla Turchia attraversano dei punti in cui si ritiene le concentrazioni siano massicce, con rischi elevatissimi.


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