Siria: mentre sul campo si combatte, ai tavoli le diplomazie cercano soluzioni
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite terrà oggi una riunione d’emergenza sulla Siria dopo l’offensiva delle fazioni armate filo-turche di Hayat Tahrir al-Sham che hanno preso il controllo di ampie aree del nord, tra cui la città di Aleppo. La richiesta, avanzata dal governo siriano, è stata appoggiata dai tre Paesi africani membri del Consiglio di Sicurezza (Mozambico, Sierra Leone e Algeria) più la Guyana.
Sei civili sono stati uccisi nei bombardamenti condotti dai jihadisti su Hama, nella parte centrale del Paese, sotto il controllo delle truppe del presidente Bashar al-Assad. Hayat Tahrir al-Sham e i suoi alleati “per la prima volta hanno usato lanciarazzi per bombardare quartieri della città di Hama, uccidendo sei civili”, ha dichiarato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede nel Regno Unito.
Mentre sul campo milizie islamiste e truppe regolari si combattono, presidenti e capi delle diplomazie si muovono per evitare nuovi spargimenti di sangue e ulteriori fattori di instabilità in una regione che non trova pace.
Colloquio telefonico tra i presidenti di Russia e Iran, che hanno riaffermato il loro “sostegno incondizionato” ad Assad. Lo ha riferito il Cremlino, secondo cui Vladimir Putin e Masoud Pezeshkian “hanno espresso il loro supporto incondizionato alle azioni delle autorità legittime della Russia per ripristinare l’ordine costituzionale e la sovranità territoriale”. I due presidenti hanno anche “sottolineato l’importanza” di coordinarsi con la Turchia.
“Sostegno agli sforzi della Siria per mantenere la sicurezza e la stabilità”, è arrivato anche da Pechino. La Cina “è molto preoccupata per la situazione nel nordovest della Siria”.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto sapere che “segue da vicino e con attenzione gli sviluppi scoppiati all’improvviso nella nostra vicina Siria negli ultimi giorni”. Come Turchia, ha aggiunto, siamo pronti a fare tutto il necessario per spegnere l’incendio nella nostra regione oggi, come lo abbiamo fatto ieri”.
Nel corso di una conferenza stampa congiunta ad Ankara con il presidente del Montenegro Jakov Milatovic, Erdogan ha detto che “il ministero degli Esteri turco e l’intelligence di Ankara sono in contatto con le loro controparti”. L’auspicio è “che venga raggiunto un accordo e che l’instabilità in Siria possa essere risolta”.
“Il nostro più grande desiderio è che l’integrità territoriale della Siria sia preservata e che l’instabilità finisca con un consenso in linea con le legittime richieste dei siriani”, ha proseguito il presidente turco, citato dall’agenzia di stampa Anadolu.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha ammesso che “ci sono alcune divergenze con la Turchia, ma il mio consiglio è di raggiungere una soluzione”. Araghchi, le cui parole sono state riprese dalla Mehr, ha affermato che “nella Siria settentrionale sono di nuovo attive organizzazioni takfiriste che minacciano la sicurezza della Siria e delle sue comunità”, confermando il “sostegno totale” della Repubblica islamica al “governo siriano”.
Per Teheran c’è Tel Aviv dietro i miliziani: “Noi crediamo che il regime sionista abbia qualcosa a che fare con il ritorno delle organizzazioni terroristiche”. Il capo della diplomazia iraniana ha annunciato un incontro del “formato Astana” (Russia, Turchia e Iran) a livello di ministri degli Esteri. “Sarebbe un errore, in questa fase” attribuire all’“ingerenza straniera” la responsabilità di quanto sta accadendo in Siria, ha replicato il suo omologo turco, Hakan Fidan.
Secondo Fidan, “l’assenza di dialogo tra regime e opposizione ha portato il problema a questo punto” ed “i recenti sviluppi dimostrano ancora una volta che Damasco deve arrivare a un compromesso con il proprio popolo e con l’opposizione legittima”.
Assad ha denunciato a Pezeshkian l’“escalation terroristica” che riflette gli obiettivi di “dividere la regione, frammentare i suoi Paesi” e “ridisegnare la mappa geografica secondo gli interessi dell’America e dell’Occidente”.
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