Siria: la Turchia si muove. Israele e Usa studiano le contromisure
Il gruppo islamista Hayat Tahrir al Sham (Hts) ha iniziato a nominare i membri del nuovo governo ad interim che guiderà la Siria, dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad. Il secondo incarico annunciato è quello di ministro degli Esteri, che sarà ricoperto da Asaad Hassan al Shibani. La prima investitura è stata quella di Mohamed el Bashir come primo ministro.
Nel frattempo, attori regionali e potenze extraregionali si muovono per accaparrarsi posizioni di prestigio e zone d’influenza. Tra i Paesi più attivi in tal senso, spicca la Turchia. Erdogan sta sfruttando la disgregazione siriana per raggiungere il suo obiettivo di determinare certe dinamiche fino alla Libia e alla Somalia. I suoi movimenti non sono sfuggiti a Israele, che a sua volta ha mire sulla Siria.
“Le relazioni con la Turchia sono sicuramente in un brutto momento, ma c’è sempre la possibilità di un ulteriore deterioramento – ha commentato Yuli Edelstein, presidente della Commissione Affari esteri e Difesa del Parlamento israeliano – In questa fase non si tratta di minacce a vicenda, ma la situazione potrebbe evolvere in scontri per quanto riguarda la Siria, scontri con proxy ispirati e armati dalla Turchia”.
Edelstein è convinto che nel medio periodo i gruppi islamisti nel sud potrebbero costituire un pericolo le comunità israeliane. I funzionari israeliani ritengono che un nuovo asse di islamisti sunniti, guidato da Ankara, possa diventare nel tempo un pericolo non da poco,
Il governo turco è “in contatto” al-Jolani, per “aiutare a formare una Costituzione” in Siria, ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dall’Egitto, dove ha partecipato al vertice dell’Organizzazione per la cooperazione economica D8.
Nel corso del colloquio con la stampa, il leader turco si è detto “felice” di vedere molti Paesi islamici e occidentali sviluppare contatti con il capo di Hts. La Turchia, ha proseguito il presidente, sosterrà la nuova classe dirigente siriana nella costruzione dello Stato e nella lotta contro le organizzazioni terroristiche, a partire dalle Ypg, considerate il braccio siriano del Pkk. Le fazioni curde si sono rivolte a Donald Trump per chiedere protezione.
A Damasco si è recata anche una delegazione statunitense. I funzionari Usa hanno incontrato Abu Mohammed al Jolani. “Sulla base della nostra discussione, gli ho detto che non manterremo la taglia su di lui che è stata in vigore per alcuni anni”, ha riferito Barbara Leaf.
L’assistente segretaria di Stato per il Vicino Oriente ha sottolineato di avere ricevuto “messaggi positivi” dall’ex fondatore del Fronte al Nusra, anche riguardo l’impegno di “combattere il terrorismo”.
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