Attualità

Sinner e gli altri: ora rendiamo eterno questo nostro tennis così vincente

di Dino Giarrusso -


C’è stato un tempo, e ciascun italiano che ami davvero il tennis lo ricorda benissimo, in cui per essere numero uno d’Italia bastava essere il n°77 della classifica ATP, come accadde a Massimiliano Narducci e Gianluca Pozzi (per Tieleman servì invece il n°76, per Claudio Panatta il 70), un’epoca in cui si tifava come pazzi per il talento di Paolo Cané e si soffriva insieme ai suoi nervi, tanto fragili che nemmeno Bennato avrebbe potuto cantarli. Anni, anzi decenni di patimento e di tifo impersonale per campioni stranieri. Poi arrivarono le donne forti: Schiavone, Errani, Vinci, Pennetta, ma fra gli uomini pochi raggi di sole, leggi Gaudenzi e Furlan: niente vera gloria. A fine anni ‘10, esplode invece, inattesa e implacabile, la maestosa onda nuova azzurra, che sembra invincibile ed è rappresentata splendidamente da Yannik Sinner che a Melbourne vince contro quel demonio di Rune nonostante un malore che ci tiene tutti col fiato sospeso. Nei primi cento non c’è solo un italiano (successe anche questo, negli anni ‘80/90) ma più di dieci: un record. Due titoli slam, due coppe Davis consecutive, una BJK cup, ed un incredibile boost per un movimento, quello tennistico, che ha vissuto stagioni buie con centinaia di circoli che chiudevano o si salvavano grazie al calcetto. E’ un’opportunità clamorosa, forse persino maggiore di quella offerta alla FIT nel 1976 da Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli. La federazione oggi funziona in modo assai diverso, ingloba anche il Padel (che è di gran moda e crea un bell’indotto economico), utilizza sempre meglio il canale SuperTennis e ha il compito di mantenere alto il ritrovato amore degli italiani per “lo sport del diavolo”. Un periodo felice che bisogna far di tutto per rendere stabile, come ha fatto la Svezia dopo Borg – sfornando campioni per trent’anni consecutivi – e la Spagna dopo la generazione dei Moya e dei Ferrero. La tenuta mentale di Sinner – campione implacabile non solo per potenza e classe, ma soprattutto per strategia, costanza, freddezza e lucidità inscalfibili – dev’essere la tenuta sociale e politica di tutto il movimento, ed è anche per questo che sono così importanti tennisti come Berrettini, Sonego, Musetti, Cobolli, Arnaldi, giovani emergenti come Cinà e Basile, oltre che la fantastica Jasmine Paolini e le sue colleghe che ci hanno riportato sul tetto del mondo. Se il 2024 è stato l’anno d’oro del nostro tennis, il 2025 inizia con due italiani che vanno avanti con autorità agli Australian Open e deve proseguire, consolidarsi e imporsi in ambito sociale e politico affinché questa magia non venga ricordata – fra qualche lustr – come un fuoco fatuo. Al Presidente Binaghi e a tutti noi che amiamo questo magico e terribile sport, il compito di mantenere le promesse fatteci da questi giorni inediti e speciali.


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