"Il solo fatto che si parli di regola, secondo me dice tutto": così il ministro delle finanze, Giancarlo Giorgetti, arrivando a Norcia, ha risposto alla domanda dei giornalisti sul valore del messaggio di San Benedetto per l'economia di oggi. Giorgetti si è poi seduto al tavolo dei lavori dell'atto accademico nel 60/o anniversario della proclamazione di San Benedetto a patrono d'Europa, avvenuta il 24 ottobre 1964 da parte di San Paolo VI con la Lettera apostolica Pacis Nuntius. Al convegno, tra gli altri, partecipa anche il già commissario europeo per gli affari economici, Paolo Gentiloni.
ANSA/GIANLUIGI BASILIETTI
È iniziata la settimana bestiale di Giancarlo Giorgetti: la manovra sbarca in Europa mentre a Roma il governo si prepara a incontrare sindacati e stakeholders per fare il punto della situazione prima dell’audizione del ministro fissata per giovedì prossimo. L’iter parlamentare e quello comunitario sono, entrambi, ufficialmente iniziati. Così come è cominciata la corsa contro il tempo per portare a casa la manovra e per farlo con meno concessioni possibili rispetto all’impianto iniziale. Ieri, Giorgetti, ha incontrato l’Eurogruppo. Ha chiesto vicinanza e sostegno al documento con il quale l’Italia, oltre a mettere le basi della crescita sognata dal governo, inizia il suo percorso settennale di rientro nei parametri di debito stabiliti dal nuovo Patto di Stabilità. Oggi, invece, toccherà convincere l’Ecofin. Un’altra tappa d’avvicinamento, importante, verso il vero traguardo che riguarda il parere che, a fine mese, sarà espresso sulla manovra italiana dalla Commissione europea. Che, da parte sua, adesso ha altro a cui pensare. E, cioè, alle presentazioni degli aspiranti commissari designati per l’Ursula bis. Un procedimento che andrà, come al solito quando si parla di Bruxelles, per le lunghe: Raffaele Fitto, così come gli altri sei vicepresidenti, sarà di scena il 12 novembre prossimo. Intanto, però, il governo lavora a convincere Bruxelles della validità della manovra. Che, stando a quanto trapela dall’Eurogruppo, andrebbe già bene così come è stata presentata da Giorgetti. A patto che non ci siano modifiche sostanziali nell’impianto; in pratica, il governo avrà il disco verde se non allargherà ulteriormente i cordoni della borsa. Questa circostanza non appare un mistero. Al punto che Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil, getta ulteriori accuse sul fuoco della polemica tra governo e sindacati alla vigilia dell’appuntamento previsto per oggi a Palazzo Chigi: “Ad oggi – ha affermato Bombardieri a Restart su Rai 3 – non ci sono i margini per modificare la manovra, che è stata presentata come blindata, e il confronto con il governo di domani sera, purtroppo, partirà da questo presupposto”. Il leader Uil ha pertanto rivendicato l’idea dello sciopero generale: “Siamo convinti che le condizioni reali del Paese abbiano bisogno di risposte concrete. Il recupero della perdita del potere d’acquisto del 16% di salari e pensioni è una priorità e, poi, ci sono i temi della sicurezza sul lavoro, del fisco, della sanità e delle pensioni: su questi punti – ha sottolineato Bombardieri – i sindacati che hanno proclamato lo sciopero si ritengono insoddisfatti”. Un briciolo di elasticità, però, andrà trovata. Anche perché Forza Italia ha già presentato la lista delle sue proposte per migliorare la manovra. Antonio Tajani, a Il Giornale, ha parlato di “norme sovietiche” a cui gli azzurri si opporranno. Una su tutte l’obbligo di revisori dei conti ministeriali per le imprese che incassano contributi statali. Un’opzione che al presidente dei senatori azzurri, Maurizio Gasparri, ha fatto tornare in mente addirittura la Stasi. Ma il cuore del dibattito è altrove. Ossia sul concordato fiscale. Strumento che la Cgil vede come il fumo negli occhi e che invece per Forza Italia deve essere prolungato: “Proponiamo l’allungamento dei termini del concordato preventivo ai fini di ricavare più risorse”, ha affermato il portavoce Raffaele Nevi che ha evocato gli altri temi del dibattito: “Vogliamo aumentare così le pensioni minime, ridurre l’aliquota Irpef sul ceto medio dal 35 al 33 per cento, evitare di mettere paletti al turn over delle forze dell’ordine, perché riteniamo che ci sia bisogno di più sicurezza, con militari più preparati, più giovani e adeguati alle sfide da affrontare ogni giorno”.
Nel frattempo ieri hanno sfilato davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato i rappresentanti di medici, infermieri e comparto sanità. I camici bianchi non vogliono sentire ragioni e bollano come “briciole” le risorse stanziate in materia da parte del governo. Gli infermieri sono più possibilisti. La presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli si è detta fiduciosa del fatto che “la strada intrapresa, anche se lunga, è quella giusta”. E, in particolare, ha apprezzato “l’incremento dell’indennità di specificità infermieristica, che ammonta a 35 milioni di euro per il 2025 e a 285 milioni di euro a decorrere dal 2026, così come l’incremento di indennità di pronto soccorso, perché riconosce il lavoro svolto dagli infermieri e dal personale sanitario impegnato in contesti di emergenza”.