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Serra Menti: L’obiettivo fallito del Superbonus

di Redazione -

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Rubrica Serra Menti: L’obiettivo fallito del Superbonus

di SILVERIO SERRA ASOLE

Il superbonus e così tutti gli altri bonus edilizi, con mega sconti e cessioni, sono stati senza dubbio un gran business per tanti, banche comprese, che hanno assaporato tutti. Lo Stato, soprattutto nel 2021 e 2022, ha avuto convenienze importanti in termini di extragettito, sul maggiore PIL generato dalle misure, con il quale ha potuto coprire tanti buchi.
Non c’è dubbio che il conto finanziario e politico da pagare è stato lasciato tutto al Governo attuale, cosa non di facile gestione, non solo finanziariamente ma soprattutto politicamente. I nodi vengono al pettine; da una parte c’è chi si è saziato con utili netti indicati in bilancio oltre il 25%, dall’altra imprese e consumatori finali ancora in balia del “ed ora?”.

L’industria edilizia ha sempre rivestito un ruolo cruciale nell’economia italiana, rappresentando uno dei principali motori di crescita e occupazione. Per sostenere questo settore fondamentale, i vari governi italiani hanno introdotto una serie di bonus edilizi nel corso degli anni senza tenere conto del lasso temporale in ambito di costo allo Stato.
Se è vero come è vero che questi incentivi fiscali mirano a promuovere la ristrutturazione, la riqualificazione energetica e la costruzione di nuovi immobili, è anche vero che sono stati gestiti senza criterio di serio controllo dagli utilizzatori finali.
L’impatto economico complessivo e conclusivo è stato, a mio avviso, negativo. Tutti i bonus edilizi hanno comportato notevoli criticità economiche e fiscali; hanno rappresentato come continuano a rappresentare, un costo significativo per il bilancio dello Stato. La mancanza di una rigorosa supervisione e controllo ha messo in moto innumerevoli abusi e frodi, mettendo a rischio la sostenibilità finanziaria dei vari programmi.
L’intento, non riuscito, era ben altro: promuovere un impatto economico immediato, incrementare le attività nel settore edilizio, creare posti di lavoro, rinnovare e modernizzare gli edifici esistenti così da poter migliorare la qualità abitativa, rendere le città italiane più attraenti per risedenti e turisti.

La sostenibilità ambientale, l’adozione di tecnologie energetiche più efficienti e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, la riduzione dei costi energetici a lungo termine, la contribuzione a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Oggi, sotto gli occhi di tanti, restano cantieri aperti che probabilmente non verranno mai ultimati, imprese edili, professionisti coinvolti, fornitori di materie prime, general contractor, sull’orlo del fallimento e i soliti “furbetti” seduti al tavolo che mentre mangiano cibi abbondanti con il piede nascondono le loro malefatte sotto il tappeto.


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