Attualità

Se una Smart può arginare Roma

di Eleonora Ciaffoloni -


Uno scoglio non può arginare il mare, ma una Smart può bloccare la città di Roma. Non è una barzelletta (sarebbe bello se lo fosse), è successo davvero, mercoledì 27 novembre quando la città – o almeno una buona parte – è stata paralizzata da un’auto in sosta selvaggia. Tutto ha avuto inizio, appunto, da un parcheggio. Una smart è stata posteggiata nel cuore del centro in modo che “irregolare” è dire poco. E lì ferma, tra via Giuseppe Romita e via Parigi, si è trovata a fare da ostacolo a un autobus della linea 60 di Atac che con i suoi 18 metri – uno di quelli doppi – non è riuscito a effettuare manovre per passare, causando code interminabili e un assordante rumore di clacson che suonavano incessanti. A mostrare questo circo un video, diventato virale, della pagina “Welcome to Favelas” che mostra dall’alto centinaia di auto ferme attorno a tutte le vie del parcheggio pazzo. Nessun richiamo o spostamento manuale è servito per “ripristinare” il servizio, fino a che non vi è stato l’intervento della Polizia Municipale che ha permesso la rimozione del veicolo. I tempi per ripristinare il tutto sono stati biblici, con il traffico che, per tornare alla normalità, ci ha messo ore. Ne avevamo già parlato, il fenomeno della sosta selvaggia a Roma non è nuovo e, in questo periodo, non aiutano di certo le decine di cantieri che restringono le vie e tolgono alcuni posteggi. Non vogliamo e non dobbiamo affibbiare la colpa di questo parcheggio scellerato alla presenza di un cantiere: è palese che a monte di tutto c’è una mancanza di buon senso e di buon vivere civile. Tuttavia, sappiamo anche che episodi del genere accadono ogni giorno in tantissime altre strade della Capitale. Dalla zona di Gregorio VII a Centocelle, casi analoghi hanno visto autobus, tram e mezzi pubblici bloccati per ore a causa di parcheggi irresponsabili. Solo nei primi tre mesi del 2023, sono state emesse 177.000 multe per sosta irregolare, con il centro e i Parioli tra i quartieri più colpiti. E adesso c’è anche Caronte che è pronto con la sua telecamera a tre teste a catturare tutti gli irregolari. Eppure, nonostante le multe salate e le denunce penali per l’interruzione di pubblico servizio – perché sì, si può arrivare fino alla pena del carcere – il fenomeno non vede diminuzione, né tantomeno uno stop. Non c’è Caronte che tiene. I motivi sono due: il primo, come già da noi raccontato, non ci sono spazi: le auto rimangono impantanate in doppia (o tripla) fila o in divieto di sosta, o alle fermate dei bus, o sulle strisce pedonali, spesso per mancanza di altro spazio e di posteggi che diminuiscono. In altri casi, ovviamente, c’è il cretino di turno, ma questo è un altro discorso. Il secondo motivo risiede nelle condanne per chi commette questi illeciti. Non solo sono rare, ma le pene spesso vengono sospese o ridotte a messa alla prova. Quindi che ci facciamo di un nuovo Caronte o delle multe? Che ce ne facciamo delle denunce se rimangono carta straccia? L’aggravamento dei controlli (o delle pene) non ha mai diminuito un reato o, come in questo caso, un illecito. Eppure, invece che cercare una soluzione, fare cassa è la prima idea che viene in mente.

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