Se l’ordinario diventa straordinario: a Milano la prima mostra delle opere oniriche di Erlich
Merita una visita approfondita la mostra site specific dedicata all’opera di Leandro Erlich (Buenos Aires, 1973) al Palazzo Reale di Milano. In ballo fino al 4 ottobre il palazzo accoglie – per la prima volta in Europa – la monografica Leandro Erlich. Oltre la soglia, che stanza dopo stanza illustra un viaggio scomposto e onirico, un iperrealismo ludico e angosciante in un labirinto di idee, creazioni,installazioni.
Un palazzo su cui “arrampicarsi” fino ai camerini che sembrano infiniti, un salone di bellezza fino alle scale che si avvolgono su sé stesse. Installazioni e video, luci e specchi riflettono in modo allucinantemente divertente luoghi e occasioni familiari in momenti di ordinaria follia sbattendoci in faccia tutti i paradossi della nostra quotidianità solo apparentemente ordinata.
“È un percorso complesso.
Ci sono lavori fatti vent’anni fa e altri fatti quest’anno, e anche se non erano previsti come collezione unitaria sento un filo che connette tutte le opere”, spiega Leandro Erlich.
“Riflettono la mia ricerca e la mia preoccupazione nell’arte, anche se poi è difficile fare una biopsia del mio percorso, che senza dubbio è connesso con il cinema e la letteratura, in primis Borges”. L’artista argentino vuole, tramite i suoi lavori, ribaltare l‘architettura del quotidiano per mostrarci il nostro volto (a volte letteralmente) in un dialogo tra l’universale e il personalissimo. “Insieme agli specchi e alla luce, il pubblico è materia fondante delle opere di Erlich, per questo è stato al centro di ogni ragionamento di strutturazione del percorso espositivo“, spiega il curatore Francesco Stocchi. “Il pubblico fa il cinquanta percento dell’opera: la magia dell’arte è proprio il suo carattere soggettivo, per questo il suo significato cambia nel tempo”, precisa l’artista.
“È una mostra che parla di noi, e si scopre a due velocità: c’è un primo approccio di facciata, che fa rimanere sedotti da un’estetica familiare e va incontro a un nostro recondito desiderio, quello di giocare, di performare con l’arte”, spiega anche Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura di Milano. “Il secondo livello è più introspettivo: ciascuno di noi proietta nelle opere significati propri. Quando ci si trova davanti a un salone di parrucchiere non si può che pensare alla propria esperienza, e così nel labirinto di camerini, così teatralizzato, o ancora nella classe vuota. La mostra, poi, gioca e insiste sulla fragilità umana, sulla socialità e sulle relazioni interpersonali. Leandro Erlich ha questa unica qualità di essere un artista che sa di poter giocare ma allo stesso tempo di far pensare con grande profondità”.
L’esposizione, prodotta e organizzata con l’aiuto di Arthemisia in collaborazione con lo Studio Erlich, si colloca in quel solco di esposizioni che hanno coinvolto milioni di visitatori nel mondo ma le supera con una spinta e uno slancio davvero differenti.
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