Cultura & Spettacolo

Se il miglior horror è Il mondo dietro di te

di Nicola Santini -


Era da tempo che non vedevo un horror che facesse veramente onore alla categoria. E che facesse realmente paura. Molti, pur con belle intenzioni, belle trame, idee anche valide, perdevano pezzi per strada. Qua c’è da cagarsi addosso. Gli altri al massimo facevano cagare. E qua c’è Julia Roberts, scusate se è poco, ma in versione horror l’ho adorata.

Manda e Clay Sandford sono il classico cliché di coppia bene americana. Una coppia di newyorkesi che non reggono più il l caos della città e che decidono di fare una toccata e fuga più che una vera vacanza al mare portandosi dietro i figli adolescenti Archie e Rose, rincorrendo un po’ di meritato relax lontani dalla Grande Mela.

Il loro programma spensierato viene, però, interrotto dall’arrivo di G.H. Scott e di sua figlia Ruth, due perfetti sconosciuti che bussano in piena notte alla porta della famiglia Sandford sostenendo di essere i proprietari della casa e chiedendo agli inquilini increduli di poter restare a dormire perché una circostanza improvvisa li ha costretti a tornare indietro da un viaggio che avevano programmato verso la città. Nell’ambito di questa forzata convivenza le due famiglie vengono a conoscenza di un cyber attacco a livello globale che rende la casa al mare in cui si trovano gli uni con gli altri l’unico posto apparentemente sicuro.

Qualsiasi cosa intorno a loro sembra essere al capolinea e nulla ha più un senso logico. Nella mente di Amanda e Clay si configurano vari arcani: G.H e Ruth sono davvero chi dicono di essere? E cosa sta realmente succedendo al mondo intero? Con questi quesiti si resta attaccati allo schermo dall’inizio alla fine. Le sequenze sono ben architettate per centellinare l’intuito e farsi trascinare ora fuori pista ora sulla realtà delle cose, e la fotografia è inquietante quanto basta per tirare, ogni tot sospiro di sollievo quando ti aspetti di saltare sulla poltrona e invece il salto è solo rimandato.

La trama parte da una ottima struttura. Il mondo dietro di te è tratto dall’omonimo romanzo di Rumaan Alam, finalista nel 2020 del National Book Award per la narrativa, best seller per il New York Times e libro dell’anno per il Time, The Washington Post e The Newyorker, Il libro stavolta non l’ho letto, ma credo che il fatto che l’autore sia entrato nella produzione del film abbia contribuito non poco. Il cast ha fatto il resto, sdoganando ormai una regola inutile che quelli che lavorano nel grande schermo non fanno i film che uno poi si guarda dal telefonino.

C’è un modo delicato quanto efficace di toccare il tema del razzismo, quello meno manifesto ma insito in una certa parte della società: i dubbi, i pregiudizi, il bon ton forzato che girano attorno all’identità dei due ospiti/padroni di casa e il modo in cui gli inquilini li osservano e si fanno domande. E la dipendenza dai telefoni, da internet, dai social in un’ipotetica fine del mondo, dove ritrovarsi con le persone meno adatte per viverne le ultime ore. Forse.


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