Editoriale

Se i giudici di sinistra liberano i clandestini

di Adolfo Spezzaferro -


Siamo alle solite: i giudici si mettono di traverso rispetto al contrasto dell’immigrazione irregolare. Il governo Meloni, si sa, ha sempre precisato che per i migranti regolari le porte sono aperte ma per i clandestini e per chi non ha i requisiti per restare in Italia i porti sono chiusi. Ecco perché è in atto una sorta di politicizzazione del controllo dei flussi migratori. A pensar male, ci verrebbe il sospetto che certe toghe schierate da una certa parte liberino i clandestini per permettere all’opposizione di rinfacciare al governo di non essere in grado di gestire gli sbarchi irregolari. Come nel caso dei cinque clandestini – richiedenti asilo sbarcati a Porto Empedocle e privi di documenti – che il questore di Agrigento aveva disposto di trattenere. Alcuni magistrati del tribunale di Palermo si sono pronunciati sulla vicenda con esiti diametralmente contrapposti: non ci sarebbero i requisiti per trattenerli. Riesplode dunque la polemica su un possibile utilizzo “ideologizzato” della legge, mirato a contestare e delegittimare norme e decisioni del governo in materia. “Come uno spiacevole déjà-vu, ritornano a Palermo in scena le decisioni di alcuni giudici di non convalidare il fermo di cinque tunisini – commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti –. Una vicenda – prosegue – che ricalca la decisione già assunta dal giudice Iolanda Apostolico, la stessa che risultava ripresa a suo tempo a manifestare contro il governo in carica, impegnato a contrastare l’immigrazione clandestina”. È proprio il medesimo sistema: usare la legge per colpire il governo. “Non vogliamo pensare che le decisioni assunte dai magistrati, nei casi che qui interessano – prosegue il capogruppo FdI – siano condizionate più da convinzioni ideologiche che giuridiche. Tuttavia, riteniamo doveroso ribadire che è nella terzietà dei giudici l’essenza dello Stato di diritto. E che detta terzietà è presupposto imprescindibile per le decisioni che prende: quelle assunte a Palermo, dirette a disapplicare norme approvate dal legislatore, costituiscano un’indebita invasione di campo”, fa presente Foti. È proprio questa “reiterata tendenza all’invasione di campo ad ostacolare il certosino lavoro portato avanti dal premier Meloni: dalla lotta agli scafisti, agli accordi con i Paesi africani per impedire le partenze, al condizionamento delle politiche di contrasto all’immigrazione in Europa. A riprova di ciò, il piano di collaborazione da sviluppare contro l’immigrazione clandestina annunciato dal cancelliere tedesco Scholz e dal premier britannico Starmer”. L’accordo anglo-tedesco è la prova provata che l’approccio del governo italiano sia (con)vincente. Tanto basta all’esecutivo per andare avanti, per il bene dei cittadini e della loro sicurezza. Certo, le toghe politicizzate possono ostacolare l’azione di governo, favorendo i clandestini. È molto grave: pezzi di magistratura ideologizzata contrasta la lotta al traffico di esseri umani. Un qualcosa di profondamente ingiusto. Almeno per due ragioni: i cittadini hanno votato questa maggioranza anche per le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina nel programma elettorale; se qualcuno non ha diritto a restare in Italia, è assurdo, paradossale che sia proprio un giudice a farcelo a restare.


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