Attualità

Se gli influencer del bene battono il marketing della performance

di Francesca Chaouqui -


Che i social abbiano stravolto il modo di comunicare nel XXI secolo è ormai assodato, che dall’incontro fisico tra persone si sia passato a infiniti incontri virtuali e soprattutto incontri di idee e non di persone (con i suoi pro e i suoi contro) ce n’eravamo già accorti, ma che da uno scambio di idee si giungesse a movimenti di massa, all’omologazione senza criterio, dove vengono meno le basi del giudizio personale, del discernimento tra bene e male, si poteva prevedere in fin dei conti ma la fiducia insita in ogni uomo per il suo simile è disarmante e rende inefficace la ricerca della mancata misura preventiva per atti sconcertanti come quelli che si stanno vivendo a Londra in queste ore. Una piattaforma dove condividere brevi clip con balli e sottofondo musicali, Tik Tok si è trasformata in breve tempo in uno dei social più seguiti, da grandi e piccoli e di certo dai teenagers che nel loro tempo dell’adolescenza senza il giusto accompagnamento degli adulti rischiano di esserne assorbiti a tal punto da enfatizzarlo e viverlo come in una realtà nel multiverso, dove tempo e spazio donano la possibilità sempre di essere altro da chi sei e compiere azioni di cui puoi non conoscere le conseguenze.

I fatti però oggi danno una triste immagine dei giovanissimi nativi digitali, proprio nella Londra delle buone maniere, è bastato un post su tik tok a smuovere centinaia di ragazzini per gridare all’arrembaggio e assaltare un negozio nella centrale Oxford Street, la principale via dello shopping londinese, dove appena un mese fa la grande piattaforma social ha aperto il suo primo negozio pop-up, una sorta di ingrosso ancora per soli commercianti e creatori. Una rapina di massa, messa in atto da qualcuno che aveva i suoi motivi ma realizzata da centinaia di bravi ragazzini senza alcuna motivazione, spinti solo da un desiderio di essere uniti e pertanto grandi per un’ora, magari per far parlare di sé i media o forse senza nessun fine. Gli arresti, le misure per contrastare la criminalità, la determinazione del ministro dell’Interno britannico alla punizione esemplare per i protagonisti della vicenda non sembrano spaventare qualcuno. Intanto tik tok con più di un miliardo di utenti attivi mensili e 150 milioni di utenti attivi solo in Europa incurante dei fatti offre nuove opportunità di business e uno storytelling che coinvolge tutti sollecitando all’azione, rappresentando una buona occasione per il performance marketing e soprattutto evidenziando una notevole redditività nelle campagne pubblicitarie. Il silenzio dei gestori della piattaforma sulla questione è raccapricciante di certo non è una buona pubblicità per tik tok che si sta affacciando in modo nuovo e audace al social commerce, restano gli interrogativi sugli effetti dei social particolarmente riguardo ai giovanissimi e alla società che fin da oggi stiamo costruendo. C’è più bisogno di “influencer del bene” come si definiscono i volontari di un’associazione di promozione sociale, più bellezza senza filtri, più cultura e meno autoreferenzialità per crescere adolescenti sani che sappiano distinguere il bene dal male, che sappiano mettersi in discussione. Non basta più la sterile denuncia ai social sempre più seguiti e neppure la solita restrizione dei genitori per avere autorevolezza sui figli; c’è bisogno di validi testimoni che sappiano educare all’utilizzo dei social e soprattutto al rispetto delle persone, virtuali e reali.


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