Minacce di morte e scorta armata per la giudice di Le Pen
Minacce sui social e, alla fine, le autorità francesi hanno deciso una scorta per la giudice Bénédicte de Perthuis, presidente del tribunale di Parigi che ieri ha condannato Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, a quattro anni di reclusione, di cui due da scontare con il braccialetto elettronico, una multa di 100mila euro e cinque anni di ineleggibilità con decorrenza immediata per appropriazione indebita di fondi pubblici.
Le minacce di morte indirizzate alla giudice, principalmente sui social media, sono state definite “inaccettabili in una democrazia” dal ministro della Giustizia francese, Gérald Darmanin. Da oggi, pattuglie armate stazioneranno nei pressi dell’abitazione della giudice.
In seguito alle minacce indirizzate a Bénédicte de Perthuis e ad altri due magistrati che si sono occupati del caso Le Pen, la polizia ha aperto un’inchiesta. Le indagini sono state affidate affidata alla Brigata per la repressione dei crimini contro le persone, una delle sotto direzioni della polizia giudiziaria.
Bénédicte de Perthuis non è sempre stata un magistrato. Ha iniziato la sua carriera in una società di revisione: In un podcast del 2020, confidava: “Sono passata da consulente a magistrato di diritto di famiglia guardando in tv Eva Joly (magistrato e politica norvegese naturalizzata francese, ndr)”.
Nella sua carriera casi delicatissimi: nel 2015 ha condannato Claude Guéant, chiacchierato “tesoriere” del presidente Sarkozy, nel 2022 ha presieduto il tribunale che ha sanzionato Ernest-Antoine Seillière, ex presidente del Medef, per frode fiscale nell’affare Wendel, nel 2024 ha assolto il ministro “macronkista” Olivier Dussopt, accusato di favoritismo, in seguito condannato in appello, ha processato per frode un commerciante di Angers soprannominato “il Madoff del Maine-et-Loire”, si è occupata dei sospetti di corruzione legati ai Campionati mondiali di atletica in Qatar.
Intanto, Il ricorso in appello presentato da Marine Le Pen contro la condanna a quattro anni di carcere, di cui due senza condizionale con il braccialetto elettronico, sarà esaminato “in un quadro temporale che dovrebbe consentire il raggiungimento di una decisione nell’estate del 2026”, ha annunciato questa sera la Corte d’appello di Parigi. La sentenza arriverà quindi prima delle elezioni presidenziali del 2027 a cui la leader di Rassemblement National vorrebbe candidarsi. La condanna di Pen, contro cui ha presentato ricorso in appello, include anche l’ineleggibilità per cinque anni.
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