Editoriale

Schlein difende l’Italia solo quando le fa comodo

di Adolfo Spezzaferro -


Sovranità da difendere a giorni alterni, l’Italia nel cuore solo quando fa comodo. L’ennesima contraddizione della leader del Pd Elly Schlein incarna plasticamente il cortocircuito della sinistra e dell’opposizione al governo. Mentre tiene banco la vicenda Musk-Mattarella, con sullo sfondo lo scontro tra esecutivo e magistratura che si protrae da tanto, troppo tempo, salta agli occhi come la Schlein pur di attaccare il centrodestra sia disposta a dire tutto e il contrario di tutto. Ieri, mentre l’attenzione era focalizzata sul botta e risposta tra Musk – nominato dal presidente eletto Usa Trump a capo del Doge, il Dipartimento per l’efficienza governativa -, che ha scritto che le toghe rosse andrebbero cacciate e il Capo dello Stato, che ha difeso la nazione e ha dichiarato che “chiunque, particolarmente se, come annunziato, in procinto di assumere un importante ruolo di governo in un Paese amico e alleato, deve rispettarne la sovranità e non può attribuirsi il compito di impartirle prescrizioni”, la premier Giorgia Meloni ha pubblicato un post durissimo. Contro la Schlein, il Pd e la sinistra italiana. “Signore e signori, ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la Presidente von der Leyen ha deciso di affidare. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra”. Come è noto, il Pd (insieme a Avs e M5S) preferisce danneggiare l’intero Paese pur di colpire gli avversari politici. Poiché Fitto è di FdI, il partito della premier, che nell’Europarlamento appartiene alla famiglia Ecr-Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, secondo la Schlein non dovrebbe assumere l’incarico (molto importante e prestigioso per l’Italia) di vicepresidente esecutivo (con deleghe pesanti) della Commissione Ue. A chi obietta che in politica funziona così noi ricordiamo che così come il tifoso di calcio quando gioca la Nazionale tifa Nazionale e non la squadra avversaria perché magari schiera il bomber della sua squadra del cuore, allo stesso modo gli europarlamentari italiani dovrebbero fare gli interessi del loro Paese nell’Ue prima di quelli del loro partito. Soprattutto se questi interessi vanno palesemente e gravemente contro il bene della nazione. La metafora calcistica la dice lunga anche perché riduce la politica a tifo da ultras. Così come questi accaniti supporter della loro squadra negano ogni evidenza e cadono spesso in contraddizione pur di attaccare il club nemico, allo stesso modo la Schlein da una parte rema contro l’Italia e dall’altra chiede alla Meloni di difendere la sovranità nazionale dalle ingerenze di Musk. Tra l’altro, se andiamo a vedere bene, lo chiede mica per il bene del Paese ma soprattutto per il bene delle toghe rosse. Ecco, a chi ci obietta che tutto questo fa parte della politica e che spesso la realpolitik, la battaglia quotidiana può indurre i politici a spargere fuffa, noi rispondiamo che va bene tutto ma – posto che l’interesse della nazione debba essere in cima agli obiettivi di chi rappresenta l’Italia nell’Ue – contraddirsi come la Schlein nell’arco di poche ore è sintomo di un qualcosa che va oltre la dialettica politica. Qualcosa che forse ha a che fare con i disturbi della personalità.


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