Primo Piano

I funerali di Schillaci: “Ha scelto i sacrifici, non i followers”

di Cristiana Flaminio -


“Totò Schillaci ha scelto la via del sacrificio, non quella dei followers”: questa mattina i funerali dell’ex bomber della Nazionale delle Notti magiche, le parole del parroco della Cattedrale di Palermo, don Filippo Sarullo, che ha ricordato nell’omelia, il valore dell’eredità che Totò lascia a un mondo, non solo quello dello sport, dove tutto è lasciato all’illusione della scorciatoia. “Totò rappresenta la favola, ha realizzato nella sua vita la favola, senza mai cambiare pelle, rimanendo sempre lo stesso, con l’animo gentile, generoso ed umile di sempre, col cuore grande e la testa sulle spalle di sempre”, ha detto il parroco. Che si è interrogato, e con lui ha interrogato la cattedrale, gremita: “Ma come l’ha realizzata? Da persona seria e perbene. Non certo rimanendo a guardare o ad aspettare inerme ma guadagnandosela col sudore, il sacrificio, l’impegno, la dedizione, a testa bassa, come fanno i grandi eroi, senza mai chiedere o pensare che sia dovuto”. Totò Schillaci, l’ultimo calciatore “proletario” divenuto simbolo di una sconfitta, quella ai mondiali di Italia ’90, che ha (ancora oggi) un sapore più dolce di quelle vittorie che, pur arrivate, adesso appaiono un miraggio lontano per il calcio italiano. “La favola si realizza non attraverso followers e visibilità del momento – ha detto Sarullo -, ma lavorando in silenzio, con umiltà, credendoci, come ha fatto lui. Un eroe del pallone, un eroe della vita, un eroe del riscatto, un eroe che parte dal basso, da un quartiere di borgata, dove per farti spazio devi faticare, devi fare una scelta, sì, una scelta tra la via dei soldi facili e disonesti e la via del lavoro e il sacrificio, la via dell’onestà. Il successo e la fama sono tali se si nutrono di valori come l’ha incarnati lui”. Per il parroco della Cattedrale di Palermo “l’immagine della Sicilia e della nostra Palermo è proprio questa, fatta di tante donne e tanti uomini che vogliono riscattarsi dalla condizione di miseria e spesso degrado a forza di sacrificio e lavoro, dimostrando a se stessi e agli altri di potercela fare, di poter cambiare un destino, per molti già segnato”. Ai funerali di Totò Schillaci c’erano tutti. Dirigenti sportivi e tanta, tantissima, gente comune. Il popolo ha salutato l’ultimo calciatore al quale, davvero, si poteva dire: “Uno di noi”.


Torna alle notizie in home