Sauze di Cesana, San Restituto tra storia e fede
C’è un segno lasciato dai Re di Francia dentro la bella chiesa di San Restituto a Sauze di Cesana, paese di 240 anime dell’Alta Valle di Susa, sulla strada che sale a Sestriere: un’impronta importante, regale, l’emblema della potenza della monarchia d’Oltralpe. È il Giglio, il simbolo araldico dei sovrani di Francia. Queste terre facevano parte del Delfinato già dalla metà del Trecento e, anche qui, su queste montagne scorreva il sangue scaturito dalle guerre di religione, cruenti e brutali, che tra Cinquecento e Seicento, seminarono morte e odio tra i cristiani.
A quel tempo cattolici e protestanti se le davano di “santa” ragione massacrandosi un po’ in tutta l’Europa. “Ci è difficile immaginare, spiegano i volontari dell’Associazione Amici di San Restituto che si prendono cura della chiesa e aprono le porte ai visitatori, come dovesse essere l’aspetto complessivo della chiesa dopo i violenti scontri del 1574 con i protestanti che si svolsero attorno e dentro l’edificio religioso”. La chiesa, a 1600 metri di altezza, passava di continuo dalle mani dei protestanti a quelle dei cattolici e viceversa.
“I disordini dovevano averla ridotta proprio male tanto che i beni più preziosi furono prontamente messi al riparo”. A cavallo delle Alpi i Re di Francia transitavano sovente da queste parti con i loro eserciti diretti nel cuore della penisola. Non si sa con certezza se qualche sovrano d’Oltralpe sia entrato in questa chiesa ma i segni della presenza francese sono diversi. Per poter ospitare i nuovi convertiti che volevano essere battezzati, Re Luigi XIV decise, verso la fine del Seicento, di ingrandire la chiesa e per tale ragione venne restaurato il fonte battesimale, una grande vasca di pietra quattrocentesca sormontata da una struttura triangolare con ante in legno su cui è scolpito il Giglio di Francia che si può vedere anche sulla parte superiore di un arco dell’ingresso laterale del portico.
La festa di San Restituto, santo patrono della chiesa, (martirizzato al tempo dell’imperatore Diocleziano, (284-305 d.C.) perché testimoniava la propria fede) si tiene l’ultima domenica di maggio ma altrettanto significativa e molto attesa è la festa dell’Assunta il 15 agosto con la Madonna portata in processione da giovane donne vestite di bianco, preceduta, la sera del 14, dalla fiaccolata per le vie del paese sullo sfondo della chiesa sapientemente illuminata insieme al suo piccolo cimitero sulle cui tombe il nome Restituto compare frequentemente. Per oltre un secolo, tra ‘600 e ‘700, i parrocchiani vennero seppelliti sotto il pavimento di legno della chiesa e solo alla fine del Settecento fu allestito il camposanto esterno.
La prima testimonianza di questa chiesa risale al 1065 con la Bolla dell’arcivescovo di Torino Cuniberto. Un tempo era una chiesa-fortezza, circondata da mura massicce e serviva da rifugio per la popolazione in caso di guerre o scorrerie. Nella seconda metà del Cinquecento vennero compiute importanti opere di restauro. All’interno non si trovano molte decorazioni pittoriche. Sulle pareti spicca un affresco che illustra il battesimo di Gesù, secentesco, si vedono tracce di dipinti di inizio Cinquecento, due grandi quadri dell’Annunciazione di fronte al battistero, la Madonna del Rosario, la statua di San Restituto a cavallo e una cornice del ‘700 con ex-voto. “Mettersi in cammino verso la chiesa-santuario di San Restituto, sostengono con orgoglio i responsabili dell’Associazione, rappresenta metaforicamente, oggi come ieri, il viaggio di ogni uomo, la ricerca di felicità e la possibilità di accogliere il dono di salvezza che viene dall’alto.
Significa in sostanza scoprire il senso religioso della vita che conforta e rassicura”. Ad agosto la chiesa, che ospita alcuni concerti serali, è aperta mercoledì e sabato dalle 16.00 alle 18.00, la settimana di ferragosto è aperta tutti i giorni con lo stesso orario. Per ulteriori informazioni: amicisanrestituto@gmail.com oppure telefonare 347-5960960
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Filippo Re (ilTorinese.it)
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