Santanchè e Delmastro, Meloni: “Squadra che vince non si cambia”. Ed è scontro con le toghe
(Adnkronos) – "Squadra che vince non si cambia". Giorgia Meloni risponde così, a quanto apprende l'Adnkronos, a chi in queste ore avanza ipotesi di rimpasto o cambi di squadra in corsa, raccogliendo i rumors che agitano il Parlamento. Daniela Santanchè e Andrea Delmastro rimangono al loro posto, "perché Giorgia si fida dei suoi, e tra i suoi obiettivi c'è quello di mantenere la squadra di governo così com'è nata fino a fine corsa", spiega chi le è più vicino. All'indomani dell'informativa in Senato della ministra del Turismo -e della conferma dell'iscrizione nel registro degli indagati di cui ieri Santanché aveva giurato di non essere a conoscenza- arriva un'altra doccia fredda, per di più inattesa: il gip ha respinto la richiesta di archiviazione proposta dai magistrati nei confronti di Delmastro, il sottosegretario alla Giustizia indagato per rivelazione del segreto d’ufficio dopo aver passato la documentazione -secretata- al collega di partito e coinquilino Giovanni Donzelli sull’inchiesta nei confronti dell’anarchico Alfredo Cospito. Due tegole giudiziarie nell'arco di 24 ore. Troppo per chi è al timone di Palazzo Chigi. La reazione del governo non si fa attendere: nel giorno in cui il testamento di Silvio Berlusconi rimbalza sui giornali, riporta alla memoria tempi lontani, perché lo scontro con le toghe è frontale. "In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il" gip "imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione – la stilettata che arriva da fonti di Palazzo Chigi -. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee". Poco prima, interpellate dall'Adnkronos, fonti vicinissime alla premier avevano rigettato con forza l'ipotesi di un passo indietro di Delmastro: "Non scherziamo, non se ne parla". Il sottosegretario "resta dov'è, le dimissioni non gli sono state chieste né lo saranno". Delmastro, dal canto suo, si dice ottimista – "sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo"-, mentre tace, almeno per ora, Donzelli, con la volontà di non 'oscurare' la difesa a spada tratta che si leva da governo e partito sul suo compagno 'di stanza' a Roma. La reazione dei vertici di governo, del resto, è in linea con l'atmosfera che si respira a Palazzo Chigi, perché la decisione del gip di rigettare la richiesta di archiviazione per Delmastro viene vista come una mossa "strumentale, tesa a colpirci". La misura è colma, la difesa del sottosegretario -che inevitabilmente trascina con sé anche quella di Santanchè- è totale. Soprattutto, a Palazzo Chigi, c'è il timore che la riforma della giustizia possa provocare 'falli di reazione' della magistratura, da qui la decisione di rispondere a gamba tesa: "non ci lasciamo intimorire, il messaggio deve essere chiaro", dice un ministro allontanandosi dal Cdm. In un clima rovente, tace l'Anm, l'Associazione nazionale dei magistrati. Mentre il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è ancora impegnato nella sua visita in Sud America. Ma l'attacco del governo -con l'allusione a una campagna elettorale che vedrebbe in campo le toghe nella partita per le europee- viene considerata scomposta e sopra le righe dalle opposizioni. A reagire per prima, in maniera decisa al pari del governo, la segretaria dem Elly Schlein. "Quella del sottosegretario Delmastro e della ministra Santanchè stanno ormai diventando due pagine davvero inquietanti della cronaca politica italiana", dice. "Ed è assolutamente inaccettabile in un sistema democratico che, anziché rispondere alle gravi accuse nel merito, Palazzo Chigi alimenti un pericoloso scontro tra poteri dello Stato diffondendo una nota con toni intimidatori nei confronti della magistratura. A questo punto è inevitabile – per la leader dem – che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni esca dal suo silenzio e si assuma le sue responsabilità. Hanno passato il segno e non si può andare avanti così. Soprattutto se questo significa farlo ai danni del Paese che, nel frattempo, continua a non ricevere risposte". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Torna alle notizie in home