Cultura & Spettacolo

Sanremo, soddisfa i bookmaker la strana vittoria di Olly

di Andrea Iannuzzi -


Che questo Sanremo si sia concluso in modo un po’ inatteso è certo. Chi avrebbe immaginato questo podio? Qualcuno, in realtà e in parte, sì: i bookmaker che, da settimane, insistevano su una possibile vittoria di Olly, insidiata, potenzialmente, solo da Simone Cristicchi e Giorgia. Ebbene, il cantautore genovese si è affermato con la sua “Balorda nostalgia”, seguito da Lucio Corsi e Brunori Sas, rispettivamente medaglia d’argento e di bronzo, e da Fedez e Cristicchi, quarto e quinto. Tra lo stupore e i fischi del pubblico in sala, principalmente, per la clamorosa esclusione dalla cinquina finale di Giorgia, solo sesta, e Achille Lauro, settimo. A spiazzare, poi, la rivelazione del vincitore. Che ha precisato come la sua partecipazione all’Eurovision Song Contest di Basilea, in programma dal 10 al 17 maggio, sia in bilico: «Ho bisogno di metabolizzare, anche se è un onore incredibile avere questa opportunità», ha detto. Tra una settimana, questo il lasso di tempo concessogli dalla Rai, quindi, sapremo se a tenere alto l’onore del Tricolore sarà lui o Lucio Corsi. Da regolamento, infatti, «qualora l’artista non consegni il modulo di accettazione nei tempi indicati, Rai designerà il rappresentante dell’Italia all’Esc secondo l’ordine della classifica finale del Festival della canzone italiana». Situazione che ha un precedente: al Festival 2016 gli Stadio decisero di rinunciare e a gareggiare in Europa per il Belpaese fu Francesca Michielin. Il primo Sanremo dell’era bis di Carlo Conti, al quale Mamma Rai ha chiesto di replicare nel 2027 oltre che nel previsto 2026, ha fatto il botto. Gli ascolti stellari l’hanno decretato tra i successi per eccellenza in termini di share: la media complessiva delle cinque serate, in termini di “total audience”, è stata del 67,1%. Un risultato migliore di circa un punto rispetto allo scorso anno, quando Amadeus ottenne il 66,2%. Come spiegato, però, i dati non sono del tutto comparabili: quelli del passato prendevano in considerazione gli ascolti televisivi, da quest’anno sono entrati nel “conteggio” anche pc, tablet e smartphone collegati in diretta. Non sono solo i numeri a segnare per Sanremo una sorta di legge del contrappasso: il Festival della canzone italiana ha parlato una lingua universale. Finalmente, artisti e stili di diverse generazioni hanno dialogato tra loro. È questa la novità che ha permesso alla gara di fare un passo in avanti. Gara che, a dirla tutta, non sempre ha prevalso tra le priorità. Questa la sensazione, per lo meno. A trionfare è stata, spesso e più che altro, la voglia di esserci piuttosto che di sfidarsi. Anche la serata delle cover, vinta da Giorgia con Annalisa, ha confermato l’attenzione degli artisti verso la scelta dei brani rispetto a chi portare sul palco. Proprio come alcune decisioni artistiche, forse (scenograficamente), poco azzeccate: Marcella Bella, per esempio, non ha voluto colleghi al suo fianco, preferendo dei musicisti. Scelta che ha penalizzato l’ugola d’oro, finita nella parte bassa della graduatoria, nonostante la nota potenza vocale.
Che cos’altro resterà di questo Festival? Gli immancabili tormentoni, ovviamente. Tra cui spiccano “Cuoricini” dei Coma_Cose, “Incoscienti giovani” di Achille Lauro e “Tu con chi fai l’amore” dei The Kolors, già indirizzati a conquistare i favori delle atmosfere estive. Al netto di sorprese dell’ultima ora.


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