Sanremo e Festival: guerra aperta tra Comune e Rai
Sanremo mette le mani avanti per non rischiare di perdere il Festival. E approva in “segreto” un bando, per l’organizzazione della 76esima edizione della kermesse, che ha mandato su tutte le furie la Rai. La tv pubblica, che fin dai suoi esordi trasmette il Festival, infatti non era stata minimamente informata dell’iniziativa del Comune, nata per scongiurare il rischio di perdere lo spettacolo a seguito di una sentenza del Tar, del dicembre scorso, con la quale i giudici amministrativi della Liguria hanno stabilito che dal 2026 il Festival debba essere messo regolarmente a gara. Una decisione incredibile, basata sul diritto alla concorrenza, che aveva scatenato le polemiche, visto che il dispositivo apre la strada non solo alla trasformazione del Festival di Sanremo nella sagra di Forlimpopoli, ma anche al rischio che non sia più la Rai a mandare in eurovisione la gara musicale, ma una tv privata che abbia le spalle così larghe da poter supportare l’evento. Insomma, per il Tar il Festival va messo al bando e la Città dei Fiori è corsa ai ripari per intestarsi, qualunque sia l’emittente televisiva, la paternità della gara musicale nazionalpopolare, a scapito di quel servizio pubblico che dai primordi ha mandato in diretta il Festival e che resta convinto di poter vantare i diritti di quello che ormai è un marchio consolidato, se non altro per consuetudine. Tanto che ieri è scoppiata l’irritazione a viale Mazzini per la delibera della Giunta sull’indizione della procedura per individuare il partner che organizzerà e trasmetterà in chiaro le edizioni 2026, 2027 e 2028, con eventuale proroga per un massimo di due anni. Anche perché il balzo in avanti del Comune non tiene minimamente conto del fatto che la Rai ha già fatto ricorso al Consiglio di Stato avverso la sentenza del Tar e che attende la pronuncia per il prossimo 22 maggio. Nulla è ancora definitivo, dunque, e la mossa della Giunta, che tra l’altro chiede il 30 per cento in più al partner che vincerà il bando oltre a una percentuale sugli spot e la messa in onda di quattro trasmissioni extra Festival, ora potrebbe portare a una nuova battaglia legale anche con il servizio pubblico. “Non si esclude quindi che l’azienda possa impugnare le delibere comunali davanti al Tar della Liguria”, spiega l’Ansa, “e chiedere la sospensione degli effetti della sentenza di primo grado davanti al Consiglio di Stato. Peraltro, alla luce anche degli obblighi nei confronti dell’Ebu, la Rai potrebbe anche scegliere, clamorosamente, di organizzare il festival altrove”, Così Sanremo non sarebbe più Sanremo.
Torna alle notizie in home