Sanità che non funziona, assistenza ospedaliera al palo in otto ospedali italiani, tra Nord e Sud, che hanno una qualità delle cure basse e “vanno attenzionati”. Dati e nomi ancora riservati, contenuti in una lista che presto arriverà “al tavolo di monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza”. A tracciare il quadro il direttore generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Domenico Mantoan, a margine della presentazione dell’edizione 2023 del
‘Programma nazionale Esiti’, osservatorio permanente sull’assistenza ospedaliera del nostro Paese, che analizza i dati 2022.
In generale sulla qualità delle cure ospedaliere, ha detto Mantoan, ”abbiamo evidenziato dei chiaroscuri. E quest’anno, per la prima volta, la relazione sui dati presentati oggi la invieremo al tavolo di monitoraggio Lea, perché ci si deve porre il tema di una serie di ospedali del nostro Paese dove la qualità delle cure è molto bassa. Quindi vanno fatte politiche di accompagnamento, di audit, di verifiche per capire per quale motivo in alcune strutture italiane la qualità dell’assistenza è così bassa. Non possiamo permetterci queste differenze”, ammonisce. La mappa degli ospedali inefficienti “va da Nord a Sud, ci sono cose negative e cose positive sia a settentrione sia a meridione”, dettaglia Mantoan.
Intanto, l’Agenas ha fatto conoscere le migliori eccellenze in varie discipline. Tra le 331 strutture italiane valutate per almeno 6 aree cliniche, emergono ai primi posti l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche ove è registrata una valutazione di qualità alta o molto alta. I due ospedali, uno privato e l’altro pubblico, eccellono in 6 aree cliniche su un totale di 8 (cardiocircolatorio, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologia, osteomuscolare, nefrologia, sistema nervoso, gravidanza e parto).
Per l’area cardiovascolare, prima l’Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi di Firenze, con 360 interventi bypass aorto-coronarico negli ultimi due anni.
Per l’oncologia, quattro strutture con qualità più alta: l’Ospedale di Mestre, l’Azienda Ospedale Università di Padova, lo Stabilimento Umberto I G. M. Lancisi di Ancona e il Policlinico Universitario Gemelli di Roma.
Tra le Regioni, la proporzione più alta di strutture con livello di qualità molto alto per l’area gravidanza e parto in Emilia-Romagna.
Particolare significativo: per l’Agenas nella stragrande maggioranza delle strutture ospedaliere viene riscontrato che aree di qualità alta o molto alta convivono con aree di qualità di livello basso o molto basso. Una sanità altalenante.
E diseguaglianze anche di genere, negli ospedali. Per l’area cardiovascolare, registrata una proporzione minore di donne con infarto che accedono tempestivamente all’angioplastica coronarica: 43% rispetto al 54% degli uomini. Fattore che si traduce in un aumento della mortalità a 30 giorni.
Diversità anche nei trattamenti della sanità nazionale. Per la frattura di femore nei pazienti over 65, uno svantaggio per gli uomini nella tempestività dell’intervento: 46% rispetto al 51% delle donne. Per l’area della gravidanza, per le donne straniere meno tagli cesarei ma un più alto rischio di riospedalizzazione. Maggiori ospedalizzazioni evitabili, nella popolazione straniera,per infezioni del tratto urinario, complicanze del diabete e ipertensione arteriosa.