Sandra Milo: “A novant’anni non smetto mai di stupirmi”
di FRANCESCO URRU
Sabato 8 aprile, ore 11,14. Contattiamo Salvatrice Elena Greco, in arte Sandra Milo, che da poco ha superato i suoi primi 90 anni. Possiamo quasi considerarlo un momento esclusivo per L’Identità: “ho detto no praticamente a tutti, anche ai grandi dei giornali” dice, e noi siamo onorati di averla conosciuta meglio, raccontandosi con la sua visione della vita. Una donna lucida, forte, intelligente, a cui non manca mai la voglia di ridere e coinvolgere le persone, il suo pubblico, nei suoi discorsi.
Sandra Milo ha lavorato con i più grandi del cinema, ma non traspare alcuna voglia di divismo o esagerazione dalle sue parole, nonostante la sua infinita filmografia, va detto che ha preso parte come conduttrice a tante trasmissioni tv; abbiamo deciso di chiedere qualcosa sul suo personale, qualcosa del privato e del suo essere, come sempre.
Novanta anni e un mese, Sandra Milo che obiettivo si è posta, dove vuole arrivare?
Sto molto bene, veramente. Credo di aver conquistato molte cose: la sicurezza, la serenità, la fiducia, l’allegria, il piacere di vivere senza ansia: credo di essere arrivata quasi al culmine, non so cos’altro desiderare. Ecco, magari vorrei fare un bel film, basato su una bella storia d’amore, in cui raccontare una donna dei nostri tempi magari raccontando come sono cambiate. Ultimamente nei film vediamo sempre la stessa tipologia di personaggio femminile protagonista, non cambia mai. Credo che il cinema in questo momento si stia invecchiando, per ora non si stia rinnovando: non riesce a trovare nuove strade e racconti. Il cinema italiano è stato così glorioso, dal neorealismo in poi: in tanti hanno inventato qualcosa, hanno cercato di raccontare e creare altro, ora invece mi pare tutto molto statico; posso dirlo, accade anche a livello internazionale.
Se le proponessero di girare un film, potrei chiedere con quale regista vorrebbe lavorare?
Lavorerei con qualcuno che ha voglia di raccontare un cambiamento con passione, di guardare e andare avanti.
Quindi può essere un nome famoso od uno sconosciuto?
Esatto. Un giovane regista, ad esempio, che ha voglia di aprire nuovi orizzonti e di non fermarsi.
Ha mai pensato di scrivere un libero sulla sua storia?
Sì, la sto scrivendo con Mondadori. Il titolo sarà “La strega bambina”, un’autobiografia ovviamente basata sulla mia vita, cose che nessuno sa, in parte dolorose, raccontato tutto con grande apertura mentale, per insegnare anche alle giovani d’oggi ad avere il coraggio subito. Credo proprio che il coraggio e la pazienza, due cose così diverse, siano assolutamente importanti e utili.
Le andrebbe di raccontarmi una piccola anticipazione dal libro?
No, purtroppo non posso per accordi con l’Editore.
Lei che ha attraversato mille momenti, mille generazioni, mille personaggi, non ha mai pensato di scrivere un libro sulla storia del cinema italiano e internazionale? Guardi, ho già pubblicato tre libri (Caro Federico 1985, Amanti 1993. Il corpo e l’anima 2019, ndr), ora è in preparazione “La strega bambina”, vedremo. Effettivamente ho attraversato gli anni fantastici del cinema italiano, potrebbe essere davvero idea, magari in futuro, chissà.
Parlando della televisione, vista un po’ come antagonista del cinema, da che parte sta andando secondo lei?
Mi piace la tv, in tutto ciò che è spettacolo, perché rappresenta la vita, recitando e facendo programmi televisivi o direttamente teatro, qualcosa fatto e diretto al pubblico; in generale mi piace la comunicazione. Purtroppo con la crisi, anche sperimentare e fare cose nuove è un rischio e un costo, per cui tutti si muovono in tv su quello che è già stato usato e sperimentato; un po’ come il periodo del dopoguerra, del realismo e neo realismo, con la differenza però avevamo un altro spirito, non eravamo debilitati dal covid e da una stupidissima guerra che ci coinvolge e ci impoverisce tutti, anche nell’anima. Penso non solo ai ragazzi ucraini, ma anche ai soldati russi, sono ragazzi anche loro e muoiono. Non si capisce che la guerra è da evitare ed è bruttissima, ci va di mezzo tanta gente che poi non c’entra: non ci sono motivazioni valide per farla e chi la scatena, quasi sempre si salva.
Lei e l’ironia, come vivete insieme?
Mi piace giocare, scherzare e ridere, tutto ciò che è gioco che rende bella la vita; poi ho i miei momenti di malinconia, per il malessere che c’è nel mondo; mi piace la natura, il sole: sono innamorata del cielo, sarei capace di fissarlo per tempi infiniti; immaginando che dietro le nuvole ci siano le persone, sperando di vedere mia mamma, a cui piaceva giocare come gioco io, che magari si rotola sulle nuvole. Mi piace avere pensieri gai.
Un’immagine del suo passato: lei da piccola con i suoi genitori.
Io sono cresciuta con mia madre, mia nonna e mia sorella, mio padre si era arruolato nella guerra d’Africa, dopo un anno a guerra finita, nel 1936, è tornato ed è ripartito.
Cosa le viene in mente di quell’armonia familiare dell’epoca?
Per me la famiglia è molto importante, rappresenta il senso della vita. I figli, l’amore, l’aiuto reciproco, la protezione: questi sono i valori fondamentali, il resto è gioco.
Quindi al primo posto per lei contano la famiglia e il lavoro…
E la religione. Sono a modo mio molto religiosa, io non adopero le preghiere normali, quelle che sono state scritte e che si usano da centinaia di anni; parlo con Gesù, rispettando le stesse distanze, io sono e resto figlia di Dio, però gli parlo, lo amo, mi piace, sento il suo amore.
Come sono i rapporti con i suoi figli?
Ho due figlie e un maschio, a volta non sono facili però c’è sempre un grande amore, abbiamo un senso profondo di famiglia e d’amore, risolviamo sempre tutto. Ciro è dei tre il mio più mio fan e mi è di aiuto, assieme a Debora; Azzurra è quella che in qualche modo quella che mi sgrida e “bacchetta” di più (ride, ndr). Ho tre bravi figli, devo dire.
Cosa le fa più impressione o la inquieta?
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