Politica

Salvini e la mossa sanzioni che divide partiti e italiani

INCHIESTA: La nuova strategia di Salvini che punta sul gas. Sulla trattativa con il Cremlino che imbarazza gli alleati. Ma sempre più italiani l pensano come lui.

di Adolfo Spezzaferro -


Il leader leghista per lo stop. Nei sondaggi mezzo Paese è favorevole. Ma le giravolte lo rendono poco credibile. Così gli alleati tacciono.

“Al posto delle sanzioni, che dovevano danneggiare i russi, sarebbe meglio proteggere gli italiani ed europei con uno scudo, un paracadute”. Matteo Salvini rincara la dose e dopo lo scontro con gli alleati del centrodestra, plasticamente sottolineato dalle mani sugli occhi di Giorgia Meloni a Cernobbio, torna ad attaccare le restrizioni Ue contro la Federazione Russa. In campagna elettorale a Bolzano, il leader della Lega sostiene che “l’unica emergenza in questo momento si chiama bolletta luce e gas. È grave che una parte della politica non lo capisca. Si tratta di un problema continentale e nazionale”, sottolinea. “Sarebbe incredibile – fa presente Salvini – se l’Europa non muovesse un dito, visto che rischiamo di lasciare al buio e al freddo milioni di italiani. Se non si muove l’Europa, deve farlo il governo nazionale. Il debito? Se serve sì, subito. Lo hanno fatto tedeschi, francesi e spagnoli. Meglio 30 miliardi oggi per salvare un milione di posti di lavoro, invece di 100 per un milione di casse integrazioni”. La linea del leader del Carroccio è chiara: sì allo scostamento di bilancio per varare le misure di contenimento del caro prezzi dell’energia che sta mettendo in ginocchio famiglie e imprese. “Servono soldi da Bruxelles, che ha chiesto le sanzioni evidentemente sbagliando i conti”, va all’attacco Salvini. Poi il leader della Lega chiarisce che non si tratta di essere pro Russia ma pro Italia, in enorme difficoltà proprio a causa delle sanzioni. “Qui non ci sono filorussi, noi siamo filoitaliani e conto che in Europa si sveglino e accendano la luce. Come noi, i sindacati e le categorie indicano che l’emergenza è aiutare a pagare le bollette, non perché lo chiede Mosca, ma Bolzano, Milano, Roma”. Ecco perché l’ex ministro dell’Interno chiede “soldi veri subito per aiutare a pagare bollette e luce del gas. Non perché ce lo chiede Putin. Chi se ne frega. Noi rispondiamo agli italiani”. Salvini non ha dubbi in merito a quale linea debba adottare Bruxelles: “L’Europa ha il dovere di proteggere i lavoratori italiani”.

Insomma, ora appare evidente che nel centrodestra Salvini punti ad intercettare il malcontento degli elettori stremati dal caro vita e dal caro bollette, alle prese con un’inflazione fuori controllo e prospettive a breve e medio termine disastrose. Il leader della Lega intende dar voce alle Pmi a rischio chiusura, a quel Nord-Est motore produttivo del Paese che da tempo ha lanciato l’allarme del caro energia. A differenza della Meloni, che per accreditarsi in Ue, Usa e nei confronti dei mercati internazionali ripete da giorni che non intende fare debito, in linea con il cosiddetto metodo Draghi, Salvini spinge per intervenire subito, ad ogni costo e soprattutto senza aspettare Bruxelles.

Ma c’è un problema di credibilità. Paradossalmente sebbene le richieste del leader della Lega siano legittime, il fatto che arrivino proprio da lui non gioca a suo favore. Secondo analisti e sondaggisti peraltro la sua mossa è azzeccata e sulla carta dovrebbe aumentare i consensi. Invece, nella realtà, a causa delle posizioni ondivaghe di Salvini negli ultimi tempi, che hanno nociuto alla sua credibilità, la sua attuale “crociata” contro le sanzioni potrebbe non smuovere chissà quali voti. Certo è che oggettivamente la posizione del segretario del Carroccio è la più vicina alle esigenze di famiglie e imprese. Con una bolletta energetica nazionale più che raddoppiata, da 43 miliardi di euro di importazioni l’anno scorso a oltre 100, come sempre al Forum di Cernobbio ha spiegato il ministro Daniele Franco, fare qualcosa per salvare le imprese è obbligatorio. Sono a rischio centinaia di Pmi manifatturiere e migliaia di posti di lavoro.
Dal canto suo, la leader di FdI Meloni avverte che “se ci sfiliamo dai nostri alleati, per l’Ucraina non cambia niente ma per l’Italia sì, perchè sarebbe a rischio la nostra ’credibilità’ al livello internazionale”. Anche il numero due di Forza Italia Antonio Tajani è sulla linea della lanciatissima candidata premier: la linea è assai simile: “Quella di Salvini è un’opinione e se ne può discutere. Io credo che le sanzioni siano inevitabili e che dobbiamo continuare a infliggerle. Qualsiasi scelta di modifica della posizione non può che essere presa a livello europeo e di Nato”. Immediata la precisazione del leader della Lega: “Io, Giorgia e Tajani abbiamo detto la stessa cosa. Per fermare la guerra abbiamo approvato le sanzioni, ora però, a 7 mesi di distanza, tanti, non solo Salvini ma ad esempio l’Economist, si stanno chiedendo se le sanzioni stanno funzionando. Poi – conclude il segretario del Carroccio – tutti noi chiediamo uniti quello che ha chiesto Mattarella: uno scudo europeo. L’Europa deve aprire il suo paracadute sull’energia”.

Fuori dal centrodestra, poi, a ben vedere l’uscita di Salvini ha scatenato le solite condanne, con il segretario del Pd Enrico Letta che accusa il segretario del Carroccio di essere in “perfetta consonanza con il Cremlino” nel dire no alle sanzioni. Alla lunga tuttavia gli elettori capiranno che gli attacchi di Letta non spostano di una virgola il problema: le sanzioni fanno male all’Italia, non alla Russia.


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