Salva Milano dietrofront di Sala sul ddl cancellato dalle inchieste
Un sistema di lottizzazione illegale che “spacciava” nuove costruzioni per ristrutturazioni, con un reticolo di influenti relazioni che dagli uffici comunali conduceva direttamente al Parlamento, al punto che il ddl Salva Milano sarebbe stato sollecitato, e materialmente corretto in una bozza, dagli indagati, per tentare di neutralizzare l’inchiesta della Procura di Milano. È questo il quadro delineato dai pm, che dall’ottobre 2022 indagano sull’edilizia nel capoluogo lombardo e che mercoledì mattina hanno disposto l’arresto, ai domiciliari, dell’architetto Giovanni Oggioni, ex direttore dello Sportello unico edilizia del Comune ed ex vicepresidente della Commissione Paesaggio di Palazzo Marino, oltre che consulente dell’Ance, l’associazione dei costruttori. Il fermo del dirigente, coinvolto nell’indagine insieme ad altri tre funzionari e due società immobiliari, è caduto come una tegola sulla Giunta Sala, perché le intercettazioni hanno portato alla luce i rapporti e le conversazioni tra Oggioni e l’attuale assessore comunale alla Casa, Guido Bardelli che, seppure non indagato, in qualità di avvocato del principale studio amministrativista di Milano avrebbe collaborato con i principali protagonisti di quello che i magistrati chiamano “il sistema”. Dagli atti dell’inchiesta dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, emergono infatti i contatti tra il dirigente a Palazzo Marino e l’assessore di Sala, il quale, nel dicembre del 2023, scriveva un messaggio a Oggioni: “Dobbiamo far cadere questa Giunta”. E ieri il sindaco Beppe Sala, di fronte alle risultanze investigative che hanno portato gli inquirenti a contestare i reati di corruzione, frode processuale, depistaggio e falso per 16 progetti immobiliari, ha fatto retromarcia, annunciando il completo stop dell’appoggio al Salva Milano. “Gli elementi di novità, e purtroppo di maggiore gravità, descritti negli atti di accusa inducono questa amministrazione a non sostenere più la necessità di proseguire nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta Salva Milano”, ha fatto sapere in una nota Palazzo Marino. D’altronde l’inchiesta, che è solo uno dei filoni sugli accertamenti urbanistici nel capoluogo lombardo, consta di un impianto accusatorio ritenuto solido dagli investigatori e condiviso dal gip meneghino Mattia Fiorentini, che ha disposto l’arresto di Oggioni con un’ordinanza di custodia cautelare di 258 pagine in cui sono contenute numerose telefonate tra gli indagati. Al centro del presunto sistema proprio Oggioni, in palese conflitto di interessi in quanto vice della Commissione per il paesaggio di Palazzo Marino ma anche consulente dell’ora indagata per corruzione Assimpredil, l’Associazione delle imprese edili da cui il funzionario avrebbe ricevuto in tre anni compensi per 178mila euro mentre si interessava delle pratiche edilizie segnalategli, oltre all’assunzione della figlia architetto, che in quattro anni è stata pagata per un totale di 90mila euro, alla società immobiliare quotata in borsa, e oggi indagata, Abitare In spa di Luigi Francesco Gozzini. Il fascicolo, inoltre, porta alla luce la questione politica. Perché Oggioni e un altro componente della Commissione paesaggio del Comune, l’architetto Emilio Marco Cerri, avvalendosi anche dei canali politici di Franco Zinna, erano così preoccupati delle inchieste, secondo gli atti, da arrivare a “brigare alacremente per ottenere la legge Salva Milano di interpretazione autentica”, al punto da partecipare direttamente alla stesura degli emendamenti e farli pervenire ad alcuni parlamentari, per evitare che “30 anni di urbanistica siano gettati nel cesso”, dicono. I pm scrivono che il 17 ottobre 2024 Cerri comunica a un avvocato del suo studio di aver ricevuto la prima bozza del ddl direttamente dalla Camera, e fa il nome di Maurizio Lupi di Noi Moderati. Spiega poi che gli sarebbe stato chiesto di esprimere nel merito opinioni e pareri. E infine sostiene di aver dato lui, in accordo con l’assessore Bardelli, il testo al relatore Tommaso Foti, di Fratelli d’Italia, oggi ministro. I pm, insomma, mettono nel mirino i legami con il governo. Peccato, però, che il Salva Milano non è mai diventato legge.
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