Salis presto libera ma forse l’immunità non la salverà dalla flagranza di reato
Ilaria Salis traina Alleanza Verdi e Sinistra e diventa europarlamentare. Oltre 176mila elettori, con i loro voti, hanno spezzato le catene strette dall’Ungheria attorno ai polsi della maestra, sotto processo a Budapest con l’accusa di aver aggredito alcuni manifestanti nel Giorno dell’Onore. Per sottrarre Salis alla giustizia di Orban si sono mobilitati le schiere di quella sinistra antagonista e dei centri sociali solitamente dedite all’astensionismo o al sostegno dei partiti così estremisti da non superare la soglia di sbarramento. Inoltre la maestra è stata la più votata dagli studenti fuorisede. La mossa di Fratoianni e Bonelli, che hanno deciso di puntare sul nome di Ilaria, è stata vincente, perché ha convogliato in Avs consensi che hanno portato i rossoverdi a strappare un 6,7 per cento e assicurarsi cinque seggi nel nuovo Europarlamento. Una di quelle poltrone è di Ilaria, la candidata più votata, che ormai è diventata a tutti gli effetti un membro del Parlamento europeo. E la sua elezione, di fatto, fa scattare l’immunità parlamentare. Nelle prossime ore, dunque, partirà l’iter per liberarla dai domiciliari e dal giogo ungherese. Non appena l’elezione sarà ufficializzata, l’ambasciata italiana dovrà comunicare alle autorità di Budapest l’esito del voto. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha garantito: “A risultati definitivi notificheremo che è una deputata europea”. I tempi per la liberazione non sono tuttavia immediati. La situazione di Salis, che attualmente si trova ai domiciliari in un appartamento nella capitale ungherese, dovrebbe sbloccarsi tra la fine del mese e i primi di luglio, quando il Parlamento a Strasburgo si riunirà nella prima seduta e proclamerà gli eletti. Avs e il padre della militante antifascista, Roberto Salis, però non intendono aspettare. “È europarlamentare e deve essere liberata subito. Non aspetteremo certo la proclamazione degli eletti”, ha detto Angelo Bonelli. “Ilaria bisogna portarla a casa. Mi ha chiamato 15 volte da stamattina (ieri, ndr), freme”, ha aggiunto il papà in conferenza stampa. “Mi ha detto che il suo avvocato ungherese ha parlato con il giudice ungherese. Il giudice è informato della conquista del seggio. E ha detto che in questo momento ha già contattato il ministero degli Esteri ungherese perché ha bisogno di un pezzo di carta che attesti questo risultato alle elezioni. Con questo pezzo di carta”, sottolinea Roberto, “il giudice emetterà una sentenza per la concessione dell’immunità e bloccherà il processo. Adesso è solo un processo burocratico”. È esclusivamente una questione di tempo, dunque, ma non ci sono dubbi che Ilaria sarà liberata, perché il nuovo status di deputata è del tutto incompatibile con la detenzione, in qualsiasi forma. La magistratura ungherese, non appena avrà la certificazione ufficiale, dovrà emettere un provvedimento per liberare Salis, che, a quel punto, potrà viaggiare senza vincoli, tornare in Italia e sottrarsi al processo. “Ilaria ha diritto all’immunità parlamentare, secondo l’articolo 9 del protocollo 7 sull’immunità dei parlamentari europei, che prevede l’esenzione da ogni forma di detenzione e la sospensione dei procedimenti penali”, ha spiegato l’avvocato Eugenio Losco. “Sicuramente il giudice ungherese deve prendere una decisione, ma non può non riconoscerle l’immunità. Se non dovesse riconoscerla, procederemo con i provvedimenti del caso alla Corte Europea. Non mi aspetto che questo accada, ma nel caso agiremo di conseguenza”, ha spiegato il legale. L’immunità, tuttavia, potrebbe non bastare. Il giudice ungherese potrebbe infatti chiedere all’Ue di avviare una procedura per la revoca dell’immunità, soprattutto per il fatto che questa non può essere applicata in caso di flagranza di reato. Nel procedimento Salis, la Corte di Budapest farebbe affidamento sull’esistenza di un video contro l’imputata. E se così fosse, la questione finirebbe all’attenzione di una commissione parlamentare europea, che deciderà se il video rappresenta effettivamente una prova di flagranza di reato. Senza contare che l’Ungheria è convinta che l’immunità non sia retroattiva.
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