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Salario minimo, Paolo Stern: ora si può fare, ma basta con le ideologie

di Eleonora Ciaffoloni -


Salario minimo, parla Paolo Stern, presidente ella società di consulenza aziendale NexumStp SpA: “Ora si può fare, ma basta con le ideologie”.

La discussione sul salario minimo ha acceso il confronto politico degli ultimi giorni, con la premier Meloni che si dice aperta al dialogo ma, allo stesso tempo con dubbi sulle opposizioni. Dall’altro lato, Pd e soprattutto Cinquestelle si dicono pronti per l’approvazione anche ad agosto.

Salario minimo, l’analisi di Paolo Stern

“Quando le posizioni di bandiera prendono il sopravvento sulle analisi tecniche si determina un grave cortocircuito perché qualunque buona idea o buon progetto, se strutturato in modo grossolano, produce risultati opposti alle intenzioni. Ne sono la prova le esperienze del reddito di cittadinanza o del super bonus 110%”. Lo afferma analizzando il tema Paolo Stern, giuslavorista e presidente della società di consulenza aziendale NexumStp SpA che in Italia assiste oltre 20 mila clienti, principalmente Piccole e medie imprese.
“Per prima cosa dobbiamo chiederci: salario definito dalla legge o dai contratti? In realtà oggi la contrattazione collettiva non ha valore erga omnes e quindi difficilmente potrebbe essere immediatamente assertiva nel mercato. Sarebbe bene ripartire dall’articolo 39 della Costituzione, un salario equo e sufficiente, contrattato da soggetti aventi capacità di farlo e che possa essere obbligatorio per la categoria di riferimento. Il rinvio alla locuzione ’comparativamente più rappresentativi’ riferita ai contratti collettivi è solo fonte di incertezza e contenzioso e non fornisce alcuna sicurezza al mercato e ai lavoratori” commenta Stern E spiega, nello specifico: “Un intervento normativo sulla determinazione dei minimi salariali poi avrebbe imprevedibili ripercussioni sugli assetti della contrattazione collettiva. È probabile che, smarcato il tema dei minimi retributivi, il peso della contrattazione si sposti dalla centralità del Ccnl, di per sé molto influenzata da condizionamenti politici, alla periferia, alle aziende o ai territori: là dove si lavora e vengono definite le regole. Forse è il lato meno esplorato della proposta delle opposizioni” Allo stesso tempo, spiega il presidente, dall’altro lato, “Un minimo salariale per legge potrebbe rafforzare la sussidiarietà contrattuale portando l’azienda, quale luogo di contrattazione, al centro dell’impianto di relazioni industriali. Sarebbe questa una positiva conseguenza indotta, e magari non troppo ragionata, della proposta che sarà discussa nei prossimi mesi in Parlamento. La proposta nel suo articolato ovviamente tiene conto della contrattazione collettiva ma il rinvio a un sistema di revisione legale di minimi salariali potrebbe avere la conseguenza evidenziata”.
Infine, rientra nella discussione anche un altro aspetto che, dice Stern “è da considerare”. E cioè “ il percorso di allontanamento effettuato da confederazioni sindacali autonome rispetto alla cosiddetta contrattazione pirata”. Oggi, spiega, “ i sindacati autonomi, almeno i più noti, sono soggetti credibili e ben posizionati sul territorio che, una volta superato il gap salariale con la contrattazione della ex triplice Cgil Cisl e Uil, sicuramente potranno avviare nuove relazioni in azienda alimentando un sano e vero pluralismo sindacale”, conclude il presidente di NexumStp


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