Esteri

Rudolph Giuliani insiste: “Voto manipolato” per far vincere Biden

Intervistato da "La Stampa", l'ex sindaco di New York difende Trump e punta l'indice verso i democratici

di Claudio Capotosti -

Rudolph Giuliani


“Trump sin dall’inizio ne era convinto e aveva le prove del furto, così come il sottoscritto. E ne siamo convinti tuttora”. Intervistato da La Stampa, Rudolph Giuliani, ex sindaco di New York e fedelissimo dell’ex tycoon, è tornato a ribadire che le elezioni presidenziali del 2020 che hanno decretato la vittoria di Joe Biden sono state manipolate.

“Ci sono migliaia di elettori che sono convinti della stessa cosa, così come ci sono state persone istruite a manipolare il voto, truccare le macchine elettorali, a manovrare il voto per posta”, ha proseguito Rudolph Giuliani, sostenendo che ci sia stata “una manipolazione attuata secondo metodi scientifici, schemi concertati, e che non è stato possibile contestare”.

Giuliani, che commenta al quotidiano torinese i lavori della commissione d’inchiesta sui disordini a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, sostiene che il Partito Repubblicano debba seguire “l’ala movimentista di cui Trump è il leader. Il Gop, aggiunge, è formato “anche da individui che principalmente collaborano con i democratici, così come da politici corrotti. Al contrario il popolo repubblicano non ne vuole sapere di compromessi con chi vuole il male del Paese, e questo popolo vede in Trump il leader. Donald è il punto di riferimento di un movimento che non ha nulla a che fare con il Gop nella sua accezione obsoleta, tanto meno con l’establishment vecchio stile diventato come o peggio dei democratici”.

Infine Giuliani ha parlato anche del Russiagate. “Dopo quattro anni e 45 milioni di dollari spesi per un’indagine sui presunti legami tra Mosca e Trump – ha detto -, si è appurato che non c’è stata complicità o ingerenza concertata. Al contrario le responsabilità di Hillary Clinton nelle vicende elettorali, o i legami tra Hunter Biden e ambienti ucraini sono evidenti, di questo però non si parla più, specie in tempi di guerra”.


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