Roma, le borseggiatrici padrone della Metro
Entro in metro, linea A, direzione Roma Termini. Arrivo a destinazione e mentre sto tentando la discesa – e siamo tutti ammassati tra chi vuole uscire e chi entrare – davanti a me osservo la scena di un borseggio. Avevo già incontrato i borseggiatori in metro, avevo sentito decine di volte la comunicazione all’altoparlante che ci intimava di stare attenti a possibili “Pickpockets!”. Non mi era mai capitato, invece, di osservarne la dinamica. Un gruppo di donne, vestite da turiste, munite di cappellini, borse a tracolla e abbigliamento comodo, accerchiano il malcapitato di turno e, fingendo spintoni tra dentro e fuori la porta del vagone riescono a sfilargli il portafogli dalla tasca. Ebbene, lui si accorge immediatamente del furto, ma le porte gli si richiudono dietro e tanti saluti a soldi e documenti. Le proteste dei presenti non fermano le criminali, che tornano a nascondersi in attesa del prossimo furto. Presenti alla stazione di Termini, tuttavia, ci sono anche alcuni vigilanti che però, dicono, più di farle “accomodare all’uscita” non possono fare. “Sono sempre le stesse”, fanno presente. Il motivo? I ladri non hanno documenti, né domicilio, né residenza e anche solamente fare una multa diventa complesso. Sono spesso rom, ma anche bande organizzate che si scrivono su Telegram per organizzare il programma del giorno, che sia in metro, al Colosseo o in piazza San Pietro. Insomma, il problema persiste e anche con il 30% in più di agenti della cosiddetta PolMetro – di cui avevamo già parlato – i vigilantes ci dicono che poco o nulla è cambiato. Se ci sono gli agenti a Termini, i borseggiatori cambiano stazione, cambiano orario, modificano le traiettorie o prendono a bersaglio altri turisti, in altri luoghi. E con il Giubileo? Aumenteranno i controlli di sicurezza, sia per questo tipo di attività criminose, sia per i controlli antiterrorismo. E anche se, come a volte accade, i ladri vengono catturati, risulta quasi impossibile attuare la legge. Perché inizia una fase burocratica che può durare anche giorni e a questo punto gli agenti dovrebbero occupare il loro tempo per un singolo caso. E non finisce qui: la pena non è certa, spesso i ladri non finiscono in carcere a causa del sovraffollamento e il giorno dopo (a volte anche il giorno stesso) tornano a operare esattamente come prima. La risposta del Comune è stata semplice: “Il problema è atavico”. E siamo d’accordo che non possa essere risolto in un batter d’occhio e che – allo stesso tempo – non dipenda direttamente dal Campidoglio. Eppure, sminuirlo dicendo che “la percentuale rimane la stessa da anni” non sembra la strategia adatta ad accogliere migliaia di pellegrini che dovranno stare attenti, come i romani, alla loro incolumità.
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