Cultura & Spettacolo

Roberta Ferrari: “Torno al timone di Gli Italians e sugli italiani vi dico che…”

di Veronica Benedetta Marino -


Roberta Ferrari, per il secondo anno consecutivo, è stata confermata al timone della trasmissione “Gli Italians”, che racconta le storie dei nostri connazionali all’estero. In ogni puntata si snodano ben sei storie. Italiani, in particolare giovani, che recidono le proprie radici, o per seguire l’amore o in cerca di un futuro migliore. Storie che hanno in comune il profumo della speranza. Scelte che non sono per tutti, avventure che esigono quel salto senza paracadute che in pochi hanno in coraggio di fare. Uomini impavidi che prediligono il famoso “Memento audere semper”, abbandonando la propria zona comfort, in questo caso corrispondente al paese che li ha generati.
Roberta ti vedremo di nuovo al timone de “Gli Italians”, cosa puoi anticiparci sulla nuova edizione?
Il programma è andato molto bene per cui abbiamo deciso di non apportare particolari modifiche. Sicuramente ci saranno storie sempre più avvincenti. I protagonisti saranno ancora gli italiani trasferiti all’estero. Incontreremo chi ci racconterà delle loro particolari professioni, molto differenti da quelle che fioriscono nel nostro paese, chi ha piantato le proprie radici dopo essere stato trafitto dalla freccia di Cupido, o chi semplicemente ha inseguito un qualsiasi aquilone. Del resto, ogni passione è una calamita talmente potente che ti costringe a fermarti laddove decide, senza che la nostra volontà possa opporsi più di tanto.
Rai Italia è una realtà che ti mette a contatto con tutti gli italiani del mondo, che sensazione si ha a fare il giro dei vari continenti attraverso lo schermo?
Sono sempre stata una donna che si è cibata di viaggi e adesso che lo faccio attraverso la televisione sono riuscita a completare una specie di puzzle, aggiungendo e raggiungendo le tessere mancanti di alcuni posti, tipo l’ Australia, che mancavano nel mio archivio di famelica scopritrice del mondo.
Cosa del nostro Paese manca di più ai nostri connazionali quando si trovano all’estero?
Su questo non ho alcun dubbio. La famiglia, gli affetti, in primis. Ma anche i ricordi. Il profumo dei cibi cucinati dalla nonna ed il rivedere i nostri unici e splendidi paesaggi.
Che cosa invece noi dovremmo imparare dagli altri Paesi?
La buona educazione.
Quali sono i segnali che percepisci dagli italiani che vivono all’estero?
Segnali di felicità e di realizzazione. Sono persone risolte se così vogliamo dire. Tutte le storie che abbiamo raccontato sono storie di persone che ce l’hanno fatta, che hanno tagliato il traguardo del successo e che si sono adattate benissimo alle nuove realtà. Sono racconti che possono spingere anche tutti coloro che, magari proprio in questo momento, sono impantanati “nel vorrei ma non posso”, a compiere finalmente quel passo che può veramente plasmare un’esistenza in senso positivo. Nei miei racconti non aleggia mai il fantasma della sconfitta.
Un’ ultima domanda. Che cosa, invece, gli altri Paesi dovrebbero imparare da noi?
Ciò che rende noi italiani così profondamente italiani, è la nostra solarità, la nostra espansività e la nostra gestualità.


Torna alle notizie in home