di FRANCESCO URRU
Animo nobile, donna profonda e colta, con un forte amore per la recitazione, il cinema e i libri. Oltre ad essere una colonna del cinema italiano ha aggiunto alle sue attività la scrittura di libri noir, genere che ama tanto. Ha appena pubblicato L’uomo venuto dal po’, assieme a Carlo Alberto Piazzi. Ricordata spesso per le sue interpretazioni nei film di Tinto Brass e per le commedie come Rimini Rimini, Serena Grandi prende parte anche alla pellicola Le avventure di Ercole, con un cast internazionale avente come protagonista Lou Ferrigno, lo storico Hulk degli anni 80. Durante l’intervista ha dimostrato una sensibilità rara e preziosa, degna di una professionista che ha lavorato con i più grandi. Racconta anche un forte amore per gli animali, al punto di prendersi anche un pappagallo, Luisita, per cui nutre un forte affetto.
Oltre a continuare a recitare, ha deciso di fare un passo in più e diventare anche scrittrice; sentiva di raccontarsi a cuore aperto anche attraverso la scrittura?
Credo che quando, scrivendo, si va sul personale si stia scrivendo una biografia, meglio scrivere usando la propria fantasia, ma necessariamente usando l’esperienza di vita che ti dà la possibilità di raccontare delle cose che hai visto o sentito, trasportandola in un’altra identità. Ora sono sul genere del noir perché amo i delitti irrisolti, quelli degli anni ’70; il libro che abbiamo scritto io e Carlo Alberto Piazzi si riferisce un po’ all’epoca della resistenza e dei partigiani, si rifà ai delitti ed ai misteri irrisolti di quegli anni. A me piacciono i noir con i delitti irrisolti di quel periodo, non quelli dei giorni nostri fatti da processi mediatici. Questo, in sintesi, è L’uomo venuto dal po’, l’ultimo libro che uscirà a breve. Precedentemente è uscito, nel 2021, Serena a tutti i costi. Lettere mai inviate: un libro non autobiografico, basato su lettere vere ma mai spedite per vari motivi. Con l’aiuto della mia editrice Rossella Bianco della Giraldi Editore, ho avuto il coraggio di metterle insieme e pubblicare un libro: ne è venuto fuori un racconto molto bello per via dei miei pregi e difetti ed i miei amori. Non riuscirò comunque a scrivere un’autobiografia, essendo diventata una “giallista” amante del noir, mi sono un po’ chiusa con me stessa e gli altri, ho cambiato anche un po’ il carattere, vivendo una felice solitudine; preferisco mettere la mia fantasia a disposizione su altri luoghi e altre identità come il noir. In ultimo c’è L’amante del federale, uscito nel 2006; è stato però rieditato con una sceneggiatura dal titolo Pensione Eden da Emilia, di cui verrà realizzato un film, probabilmente andrà in onda su una piattaforma web, ma solo quando avrà una sua giusta regia. La sceneggiatura è pronta, si tratta di una storia d’amore, sentimento forse trapelato o forse ereditato da mio papà che era un capitano della squadra mobile: magari col tempo questa fissazione per l’amore lui si è manifestato un po’ nel mio dna. Nel cast di Pensione Eden ci sarà una ragazza romagnola che cerca questo prete e nel mentre trascorre una vita un po’ particolare perché fa la prostituta In tutto questo ho terminato le riprese di Lei mi parla ancora con la regia di Pupi Avati, non ho smesso di fare cinema; per me è amore, vita, ho proprio bisogno di recitare. Dopo 100 film realizzati c’è proprio una forma di amore inevitabile.
Si parla da qualche tempo di disaffezione e crisi del cinema italiano a vantaggio delle produzioni internazionali, lei che ne pensa?
Chi si intende di cinema italiano va a vedere i film di Sorrentino e Pupi Avati, dopodiché magari nei momenti liberi va sul web e vede i Ferragnez, ma questo non è cinema. Noi facciamo dei bei film, non mi riferisco ai cinepanettoni. Noi abbiamo insegnato agli americani in alcuni casi a fare cinema attraverso le maestranze italiane, con persone come Rambaldi, Dante Ferretti, Alan Silvestri. La differenza è che gli americani sono andati avanti con tutto perché hanno una forte potenza economica. Ma noi abbiamo insegnato il cinema a loroNon posso dire che il cinema italiano sia in crisi sinceramente.
Parlando dei trionfi del cinema italiano, si ricorda cosa stava facendo nel momento in cui Sorrentino è stato premiato con l’Oscar per La Grande Bellezza?
Io a quel tempo avevo un piccolo ristorante stellato a Rimini; quella sera mi chiamarono per dirmi che c’era la premiazione degli Oscar e c’era Sorrentino. Chiusi il ristorante e accesi la televisione: la prima immagine che vidi fu la scena interpretata da me, ormai iconica, mentre uscivo dalla torta ed iniziavo a ballare, il tutto trasmesso in mondovisione. È stata un’emozione incredibile sentire “…The winner is… Paolo Sorrentino” con il trailer della torta proiettata sullo schermo… un sogno, una sensazione stranissima indescrivibile. Pensi che quella scena l’abbiamo provata per mesi, tra uscita dalla torta e balletti. Poi Paolo Sorrentino è un genio, è incredibile in tutto quello che fa.
Lei ama recitare ed è la sua aria, la sua vita, ha un rito scaramantico prima di iniziare le riprese?
Faccio grossi e lunghi respiri, butto fuori l’aria per scaricare la tensione. Non ho grandi riti, sto molto attenta al mio lavoro, a quello degli altri; ho lavorato con grandi registi ed essendo attenta, il cinema ho imparato a farlo.
Parlando di amore, oltre a quello per la recitazione esiste quello per la famiglia… che cosa augura a suo Edoardo?
Lui sta spiccando il volo, con una luce pazzesca, lavora tanto e diventerà un grosso manager. È un talent creator; mio figlio è gay e io sono felicissima della sua vita. L’altra sera ho presentato il Pride in onore di Raffaella Carrà, ormai sono diventata un’icona gay. In famiglia siamo io, lui, i miei due cani ed un meraviglioso pappagallo. Vivo la mia vita monacale tra un libro e una scrittura, non ho bisogno di uomini fluidi che vivono in queto momento storico, soprattutto di quelli che uccidono le donne come se fossero moscerini. Sono dei mostri. Io ad ora sono vittima uno stalker, l’altra sera mi ha chiamato dieci volte col numero oscurato, ho fatto una storia anche su Instagram. Ho fatto anche due denunce.
Mi faccia capire: lei ha uno stalker che la perseguita?
Si, mi tormenta da 10 anni e so chi è, ma non essendoci atti di minacce anche telefoniche, il codice rosso non è attivabile. In queste situazioni devo pensare che la magistratura funziona? Spero solo che non sappia dove abito.