RITRATTI – Eva Robin’s: “C’è una cosa che non vi dico su Amanda Lear”
di FRANCESCO URRU
Trasgressiva al punto giusto anche su argomenti seri ma profonda, concreta e vera. Eva Robin’s ha raccontato il suo piccolo grande mondo. Sicura di sé, ha risposto a testa alta anche alle domande sul suo essere persona con orgoglio. Agli inizi della sua carriera era Dedalus nel film Hercules, pellicola con il celebre Lou Ferrigno. Le abbiamo chiesto notizie di Cassandra… e abbiamo provato a chiederle qualche curiosità in più.
Ha fatto praticamente di tutto, dalla recitazione alla tv passando per la musica e radio, diventando anche un’icona; se le proponessi un di darsi un voto per le cose che ha fatto?
Partiamo dalla recitazione…
Come attrice posso sempre migliorare. Il cinema ha questo linguaggio “a singhiozzo” che permette di rifare la scena, il teatro chiaramente no. Se dovessi darmi un voto però, direi sette, anche se non amo parlare di numeri nel senso che non mi sono mai piaciuti e non ho molta confidenza. Come cantante sono scarsina, più un’interprete. Ho portato in scena per tre anni a teatro “8 donne e un mistero” con la regia di Claudio Insegno. Cantavamo le canzoni di Rossana Casale, era tratto da un film di Francois Ozon, e lì teatralmente funzionava.
Se sarò un un’icona lo diranno i posteri (ride). Stamattina ho chiesto un paio di informazioni a delle donne che hanno dapprima hanno la sensazione di avermi già vista, gli uomini non tanto. Ho una popolarità straordinaria, posso fare quello che voglio: prendo l’autobus, il tram, sono in mezzo alla gente e non vedo segni di svenimenti. È importante per me perché mi permette di osservare le persone, guardarmi intorno anche per prendere ispirazione per lavorare senza calca.
Non è mai stata coinvolta in episodi d’odio o insulti?
No, a parte una pazza che secondo me non aveva preso la pillola della tranquillità. Mi urlava “Eva Robin’s deve morire”. Mi ha dato l’idea per la mia autobiografia, con sottotitolo “tanto prima o poi tocca a tutti”.
Invece come donna che voto si darebbe?
Direi femmina e mi darei come voto sette e mezzo. Ora vado a letto come le galline e al mattino, riesco a svegliarmi molto presto e mi vien comodo per prendere qualunque aereo anche nella notte.
E come uomo quanto come si valuterebbe?
Sono un discolo. Ho avuto un’educazione frammentaria, perché non sono mai stato un uomo, sono stata ragazzina, poi così detta ragazza. Sono un uomo pessimo, direi quattro e mezzo.
Severa…
No, lo dico lucidamente, non ho riferimenti maschili, vedo poi gli uomini intorno a me per la strada e penso “no io avrei fatto questo, io sarei stata così”.
Parlando di uomini e donne, dove sta l’amore per Eva Robin’s?
Dunque, intanto acchiappo più le donne, non so come mai, forse ho ereditato qualcosa da mio padre che era un Latin Lover ma faccio più colpo su di loro. Gli uomini hanno bisogno di altre caratteristiche per essere accalappiati e io non ho più voglia di mettermi in gioco. Noto una seduzione anche più sfaccettata, nei miei confronti, non verso la sessualità e noto più sfumature su questo.
Eva Robin’s ha l’amore in questo momento?
Esiste. Anche indirizzato verso più cose ed in questo momento verso più persone. Ho una compagna, è un rapporto speciale che non ha a che vedere con i rapporti tradizionali. Da 20 anni, io mi prendo le mie libertà e lei pure, poi ci ricongiungiamo e ci “lecchiamo le ferite”.
Se le dico 1982 cosa le viene in mente?
L’invito al Maurizio Costanzo show, mi volle conoscere.
Posso chiederle un pensiero privato vostro che c’è stato tra di voi?
Maurizio era molto colpito dalla mia fisicità, il fatto che avessi un organo in un corpo con una mente femminile. Ogni volta mi chiedeva se mi fossi “liberata”, me lo chiedeva però davanti a tutti. Nel privato era una persona affettuosa. Mi ha sempre circondato di gentilezza, sempre. Mi diceva di applicarmi, di studiare, anche nel momento in cui fossi diventata “imparata”.
Che emozione ha provato appena è iniziata la puntata?
Non ero cosciente di quello che stava accadendo, ricordo i balbettii miei.
Che rapporto ha con il suo pubblico dopo 40 anni di carriera?
Rapporti molto cordiali, riesco ad essere autoironica. Non essendo un personaggio magari come Valeria Marini mi permette di avvicinare le persone, scambiare qualche parola anche su cose leggere. C’è un trasporto veloce non esistendo una mia barriera del “divismo”. Questa cosa non mi allontana dalla gente, è un rapporto molto speciale che ho con una persona normale non famosa. Non ho mai subito nessuna violenza sinceramente, a parte che io non l’abbia chiesta (ride, capisco dopo la battuta).
Facendo qualche ricerca sul suo nome d’arte, come mai ha scelto di chiamarsi così?
Eva deriva dal personaggio di Eva Kant di Diabolik, visto che mi hanno sempre trovato una forte somiglianza. Il cognome Robin è preso da uno scrittore Harold Robbins (scrittore statunitense), nella casa in vacanza di Paolo Villaggio mi venne regalato un libro appunto di Robbins. La trasformazione con la S con la virgola costruisce il genitivo sassone inglese, e la traduzione di Eva Robin’s in italiano diventa l’usignolo di Eva.
Quindi legato alla transizione sessuale; ma in questo momento deciderebbe di completare il passaggio?
Le dirò una cosa che può decidere di scrivere o meno: di orifizi ne ho abbastanza. Oggi come oggi poi si tende ad allungarlo il membro, non toglierlo (ride).
Cassandra, psudonimo usato al posto di Eva Robin’s, dei tempi cantava, che fine ha fatto?
Disco Panther è stato tenuto fermo dalla casa discografica che già produceva Amanda Lear. È rimasta bloccata per evitarLe possibili intralci alla carriera, anche se sarebbe stato impossibile; ti dico, è una supposizione mia.
Una curiosità: lei e la Lear avete qualcosa in comune?
Si, il colore dei capelli, l’ironia molto queer.
E fisicamente?
Lei è molto alta, io sono piccolina. Lei fa giustamente il suo lavoro facendo certe domande, ma capita di non ottenere alcune risposte (ride).
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